Ho sempre letto molto. Per piacere e per imparare dai migliori, considerato che il desiderio di pubblicare qualcosa di mio risale alla mia [fallimentare] partecipazione ad un concorso letterario all’età di quattordici anni.
Quando mi sono ritrovata fra le mani il prodotto della mia scrittura racchiusa in appena 80 pagine ammetto di esserne rimasta delusa. Poi ho capito che il formato di stampa scelto dalla casa editrice ha penalizzato molto la resa del romanzo. Nel senso che se avesse stampato con la giusta interlinea e con la giusta grandezza di carattere, il romanzo avrebbe avuto un aspetto più consistente.
Perché ho pensato questo quando l’ho avuto fra le mani? Perché così come si mangia prima con gli occhi, così un libro deve colpire anche per il suo aspetto. Poi però ho letto Come un respiro di Ferzan Ozpetek, 186 pagine. Il doppio delle mie. Eppure l’ho letto in un paio di pomeriggi. Lo avrei letto tutto d’un fiato se solo ne avessi avuto l’opportunità. Quello che è successo a molti dei miei lettori.
Hanno letto la mia storia in un pomeriggio, al massimo due.
Vorrei qui spezzare una lancia in favore della ricchezza delle forme brevi, con ciò che esse presuppongono come stile e come densità di contenuti, scriveva Italo Calvino nelle sue Lezioni americane.
Allora ho fatto pace con il formato con cui è stato stampato il mio primo rimanzo. Lo stringo far le mani e so che fa quello che deve fare: ti assorbe, ti trascina dentro la trama, e quando arrivi all’ultima pagina, la protagonista già ti manca.
In tal senso non vi è chi non veda come, fra le strette maglie della narrazione chiusa – ovvero quella modalità letteraria che ruota intorno a un solo evento o poco più, e che su esso si sviluppa in un esito circoscritto – la poetica dell’autore acquisisca un’espressione libera e di massima immediatezza: in assenza di cavillose descrizioni, numerosità di personaggi o intricati turning point, la forma breve garantisce, infatti, un’esperienza di immedesimazione personale e coinvolgente […], in grado di improntarsi alla memoria con la stessa, romantica, persistenza dei mai dimenticati batticuori di gioventù.[fonte]
Marta mi ha accompagnata per due anni. Anche per me è stata dura salutarla. Non so se è un arrivederci. Per ora ho un nuovo progetto.
Stay tuned
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