Nei primi anni ’90 sono rimasta ammaliata da film come Una donna in carriera, dove una Melanie Griffith giovane e ingenua, trova il suo riscatto sociale riuscendo ad arrivare ai vertici di una azienda.
Da lei ho imparato a mettere i tacchi al lavoro, e a tenere un paio di ballerine nella borsa per affrontare il viaggio.
Ricordo che mi innamorai del giovane e rampante Michael J. Fox in Il segreto del mio successo, dove interpreta un giovane neolaureato, che lascia il tranquillo paesino di campagna dove è cresciuto e si trasferisce a New York, promettendo ai genitori che farà ritorno a casa solamente con il suo jet privato. E ci riesce.
Da lui imparai che a volte bisogna lavorare il quadruplo per ottenere la metà ma alla fine c’è sempre qualcuno che si accorge del tuo potenziale.
La storia di Big, quella con un ingenuo Tom Hanks, mi suggerì che tempo e pazienza potevano regalare grandi soddisfazioni.
Quelle visioni mi hanno ispirata, plasmata, accompagnata e influenzata più di quanto possa ammettere. Ma quanto mi hanno mentita quelle storie?
Sempre pronta a spingere al massimo sul gas
Una cosa che dico spesso è che da neo-laureata non mi sarei mai assunta. Eppure qualcuno ha creduto in me.
Quella che era la mia prima responsabile del personale arrivò da Milano una fredda mattina d’inverno per fare due chiacchiere con me, la responsabile selezione e gestione del personale della filiale di Sassuolo.
Mi disse che ero brava, bravissima. E bla bla bla. Mi disse che sull’intelligenza non si discuteva. Ma.
Ma mancavo completamente di diplomazia.
Dopo un po’ di anni cambiai lavoro. Sono finita a fare la consulente del lavoro, paghe e contributi.
Io, diplomata Maestra d’Arte e laureata in Scienze della Comunicazione ora per tutti ero: la Ragioniera.
Un po’ fantozziano, non trovate?
A distanza di un decennio le ex colleghe che ancora frequento continuano a dirmi che ero brava bravissima nel mio lavoro. Nonostante non fosse il MIO lavoro. Che potrei tornare quando voglio. Ma.
Ma il mio carattere irrequieto creò qualche grattacapo e mi precluse ogni possibilità di promozione.
Ora lavoro in una Pubblica Amministrazione. Quale posto peggiore per ispirarmi alla Melanie Griffith o al Michael J. Fox della mia adolescenza.
E il messaggio di Tom Hanks? Sepolto sotto cumuli di burocrazia, clientelismo e raccomandazioni. Ma.
Ma è sempre colpa mia. Del mio pessimo carattere. Della mia mancanza di diplomazia. Che nel tempo è migliorata, certo, ma non ha preso il sopravvento.
Anche se la mia bocca rimane chiusa, l’espressione della mia faccia tradisce immancabilmente quello che penso.
Chiamatela sincerità, chiamatela trasparenza. Chiamatela come vi pare. Ma nel mondo del lavoro non funziona.
[post ispirato da Come si scrive il curriculum dei fallimenti]