ucronìa s. f. [dal fr. uchronie (voce coniata dal filosofo Charles Renouvier nel 1876), der., con u- di utopie «utopia», dal gr. χρόνος «tempo, periodo di tempo»], raro. – Sostituzione di avvenimenti immaginarî a quelli reali di un determinato periodo o fatto storico
Sabato [2 maggio n.d.r.] è stata una giornata meravigliosa.
Settimana corta al lavoro, sveglia staccata. Ho aperto gli occhi seguendo il ritmo del mio sonno.
In questo periodo di reclusione molti lamentano la difficoltà ad addormentarsi o addirittura lamentano di non riuscire a dormire. Sarà che non ho mai smesso di lavorare, il mio personale ciclo veglia/sonno non ha subito modifiche degne di rilevanza.
Ma stavo raccontando: sabato ho fatto colazione con calma, mi sono vestita e truccata, e alle 11 ero in strada.
Ho fatto un giro in centro. Ho fatto shopping per Lolò. Sono stata al mercato per la frutta e verdura biologica e a km zero. Ho preso il pranzo al camioncino rosticceria.
Dopo pranzo, lungo giro in bicicletta. Siamo anche passati a trovare degli amici. Tornati a casa, siamo rimasti in cortile fino alle 20. Lolò ha giocato con un amico alla base segreta sotto terra e io ho parlato con la mamma del suo amico.
Per cena: pizza. A domicilio.
È così che me la immagino la fase 2 di questa pandemia: vecchie cose fatte con nuove modalità. Ma anche cose nuove fatte con la giusta voglia di sperimentare e, perché no, di rischiare un po’.
Perchè la mia giornata realmente è andata così.
Sabato [2 maggio n.d.r.] è stata una giornata meravigliosa. Sul sito del mio comune di residenza hanno scritto che oggi riprenderà il mercato, e non vedo l’ora di poter fare un giro fra le bancarelle e gli odori degli ambulanti. Anche se ci sarà solo il mercato alimentare.
Settimana corta al lavoro, sveglia staccata. Ho aperto gli occhi seguendo il ritmo del mio sonno.
In questo periodo di reclusione molti lamentano la difficoltà ad addormentarsi o addirittura lamentano di non riuscire a dormire. Sarà che non ho mai smesso di lavorare, quindi mi sveglio tutti i giorni alle 7.30 e stacco alle 16, comunque almeno il mio personale ciclo veglia/sonno non ha subito modifiche degne di rilevanza.
Ma stavo raccontando: sabato ho fatto colazione con calma, mi sono vestita e truccata. Ho controllato di avere in borsa il disinfettante per pulirmi le mani, perché devo fare un prelievo e il bancomat che già normalmente mi sembra un luogo sporco, adesso mi spaventa come possibile veicolo di malattia. Ho preso la mascherina per me e Lolò, l’ho sistemata in modo che non mi appannasse gli occhiali. Ho buttato in borsa anche un paio di guanti, ormai merce rara e praticamente introvabile. Alle 11 ero in strada.
Ho fatto un giro in centro. La piazza semi deserta. Tutti a scrutarci da sopra la mascherina, allontanandoci anche solo impercettibilmente se valutiamo, in un micro secondo, ad occhio e croce, che la distanza fra noi sia troppo poca.
I negozi di abbigliamento aperti sono sono quelli per bambini. Passando davanti ad una vetrina Lolò mi ha chiesto la t-shirt degli Avengers. Avrebbe bisogno anche di mutande e calzini. Ci mettiamo in fila. Si entra due per volta. Ho fatto shopping per Lolò dopo circa 25 minuti di fila. Prima di entrare ho infilato i guanti e ho disinfettato anche quelli, come richiesto dal cartello. Ho chiesto se Lolò poteva entrare anche se non aveva i guanti. In fretta, senza provargli nulla, tanto la merce si può cambiare, prendendo solo quello di cui avevamo bisogno, in 10 minuti eravamo fuori. Girare fra gli scaffali sapendo che fuori c’era gente che aspettava di entrare non mi permette di rilassarmi.

Al mercato si entra contingentati. Hanno transennato la piazza. C’è una entrata ed una uscita presidiate dai vigili. All’ingresso, per chi ne ha bisogno, c’è un tavolo con del disinfettante e dei tovaglioli. Ho preso frutta e verdura biologica e a km zero. Ho preso il pranzo al camioncino rosticceria. Li ho ringraziati per essere tornati.
Dopo pranzo abbiamo infilato di nuovo le mascherine e abbiamo fatto un lungo giro in bicicletta, andando verso la campagna. Anche qui, su queste piste ciclabili in mezzo ai campi di grano e ai vitigni, se ci si incontra ci si guarda negli occhi come in un film di Sergio Leone per capire esattamente quale lato della pista ciclabile possiamo conquistare.
Siamo anche passati a trovare degli amici. Abitano al terzo piano. Abbiamo chiacchierato con loro affacciati al balcone e noi a farci venire il mal di collo in strada.
Tornati a casa, siamo rimasti in cortile fino alle 20. Lolò ha giocato con un amico alla base segreta sotto terra e io ho parlato con la mamma del suo amico. A distanza, con la mascherina.
Per cena: pizza. A domicilio. Che almeno quella l’hanno consegnata nonostante la fase 2 non sia ancora ufficialmente iniziata.