Anche questa volta ho seguito il caso e la sorte e mi sono ritrovata fra le mani il libro Una dolcissima morte di Simone de Beauvoir
Una lettura che probabilmente mi avrebbe angosciata o addirittura annoiata se non fosse arrivata nel momento in cui ho dovuto dire addio a Mister Gatto Eddie.
Cosa hanno questi due eventi all’apparenza così slegati, in comune?
Facevo fatica a togliermi dagli occhi l’immagine di lui, rigido, con il musetto riverso in una pozza di vomito, la bocca semi – aperta, gli occhi spalancati. Mi tormentavo nel dubbio se avesse sofferto. Se avesse miagolato. Se avesse tentato di cercarmi mentre io, dall’altra parte dell’appartamento, dormivo.
La scrittrice, in una manciata di righe, mi ha fornito un punto di vista interessante:
Non tenevo in modo particolare a rivederla prima della sua morte; ma non sopportavo l’idea che lei non mi avrebbe riveduta. Perché dare tanta importanza a un attimo, dal momento che non ci sarà memoria? Ma non ci sarà nemmeno possibilità di riparare. Ho compreso per mio conto, fino nel midollo delle ossa, che negli ultimi istanti di un moribondo si può racchiudere l’infinito.
Essere presenti nell’ultimo istante di vita serve più a noi che rimaniamo. E in fondo con Mister Gatto Eddie potevo stare serena. Non sarebbe servito a nulla esserci in quel momento. Non per lui, almeno. Se anche avesse sofferto avrebbe dimenticato. A me l’onere di ricordare.
Continuando con la lettura sono arrivata alla conclusione che potevo eliminare in giro per casa ogni cosa che gli era appartenuta.
Ho regalato ciotole, giochi, lettiera. Ho buttato tutto il resto.
È noto il potere degli oggetti: in loro, la vita pietrificata, più presente che in qualsiasi suo momento. Giacevano sul mio tavolo, orfani, inutili, in attesa di mutarsi in rifiuti o di trovare un altro stato civile: il mio astuccio da lavoro che mi viene da zia Françoise. Il suo orologio, lo destinavamo a Marthe. Staccandone il cordoncino nero, Poupette si mise a piangere: – È stupido, non sono feticista, ma non posso gettarlo via. – Conservalo –
Inutile pretendere di integrare la morte alla vita e di comportarsi in modo razionale di fronte a una cosa che non è razionale: ognuno si tragga d’impiccio come può, nella confusione dei propri sentimenti.
Questo passaggio ha in qualche modo anche rimesso a posto un altro evento doloroso del mio recente passato che avevo raccontato nel post Il mio dermatologo si è sbagliato. Il cheloide è guarito.
Per qualcuno sembrerò esagerata. In fondo era solo un gatto. Ma era il mio gatto, con il suo carattere e la nostra profonda intesa.
E a chi mi chiede se ne prenderò un altro, rispondo che per ora ho ancora il cuore occupato.
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