Quante volte viene toccato lo schermo di un cellulare ogni giorno? 2.600.
Sapete quante di queste sono necessarie alla nostra vita? 14.
[dal film Sconnessi]
Il film che cito non è stata una gran visione, se non per questa frase che mi è rimasta in memoria.
Come ho scritto già una volta, a volte una sola frase vale l’intero film. Ed ecco che solo una frase riesce a stimolare ragionamenti e riflessioni.
Schiavizzati dal marketing del nostro smartphone, sempre alla ricerca dell’ultimo modello, più performante, con più fotocamere, più filtri, più memoria, passa il messaggio che se non sei connesso, non esisti. Se non aggiorni continuamente il tuo stato, sicuramente ti stai annoiando. Se non presenzi a gruppi e discussioni, non sei nessuno.
Ci lasciamo avvicinare in rete da centinaia di persone che non conosciamo, che non ci conoscono, e ce ne lasciamo influenzare. Un commento negativo è capace di rovinarci la giornata. Una frase sgrammaticata ci fa venire l’orticaria e tira fuori la signorina Rottermeier che è sepolta dentro di noi. Una discussione animata in un gruppo ci fa sentire parte di una comunità, pur non sapendo esattamente chi si nasconde dietro quei nomi, cognomi e foto. Che vita hanno avuto, che esperienze hanno sperimentato, qual è la motivazione che li spinge ad intrattenere una conversazione con noi.
D’altra parte un commento positivo, una pacca virtuale sulla spalla, una bella parola scritta in rete ci regala un senso di soddisfazione enorme.
Il tasto like è stato introdotto su Facebook nel 2007, con l’obiettivo di “disseminare piccoli frammenti di positività”. Il tasto like è solo uno dei molti piccoli trucchi psicologici che ci rendono lo stare in rete così urgente (ehi!, hai ricevuto un messaggio! Guardalo subito!) e gratificante (ehi, c’è una nuova persona che vuole entrare in contatto con te! Ehi, puoi guadagnarti un nuovo distintivo! Ehi, guarda anche il prossimo video!). [fonte]
Nel 1993, quando il CERN decise di mettere a disposizione di tutti il World Wide Web, una vignetta di Pete Steiner, famosissima, viene pubblicata sul New Yorker. Mostra un cane seduto davanti al computer: “Su internet, nessuno sa che sei un cane”, recita la didascalia.
Ora ci illudiamo che una foto, un nome e un cognome e vari altri indizi, ci dicano esattamente con chi stiamo interagendo.
Secondo la teoria del numero di Dunbar, dal nome dell’antropologo dell’Università di Oxford che l’ha teorizzata, nella nostra vita, ognuno di noi in media ha dai tre ai cinque rapporti molto stretti con amici intimi o membri della propria famiglia. Esistono poi circa dieci persone con le quali abbiamo una buona amicizia, un gruppo di circa 30-35 persone con le quali interagiamo regolarmente e un centinaio di conoscenze con le quali entriamo in contatto una volta ogni tanto.
Nel complesso, interagiamo con circa 150 persone.
Ma ne conosciamo davvero, fino in fondo, forse realmente nessuna.
Per questi motivi ogni volta che interagisco in un gruppo, o con qualche utente, in un qualsiasi social media, cerco di capire se vuole vendermi qualcosa, da un servizio ad un ideale. O peggio, non ha nessun interesse verso di me, ma solo affermare la sua personalità che probabilmente, diversamente, non riuscirebbe a far emergere.
Se ci sentiamo sopraffatti da tutte queste iper-relazioni possiamo considerarci normali.
E per contrastare le gratificazioni da rete, oggi c’è un’app che ti premia quanto più resti disconnesso.
Gli smartphone oggi sono un grande aiuto per tantissime cose ma anche la rovina dei rapporti veri nel reale. Si tende e si preferisce il saluto e il like virtuale al reale. Di fronte ad una tastiera siamo tutti amici e nel reale spesso non ci si saluta. Credo bisogna trovare anzi ritrovare la via di mezzo
Amalia invece sono dell’opinione che i social non hanno rovinato nulla. Anzi: per molti, penso alle persone disabili, che per un qualsiasi motivo sono costrette in casa, siano una enorme aiuto a non sentirsi isolati. Quello che volevo dire scrivendo questo post, è che forse diamo troppa importanza a queste relazioni social, forse più che a quelle che abbiamo nella vita reale. Su FB rispondiamo a tutti, siamo di conforto, c’è chi augura buongiorno e buonanotte, tutti i giorni, ad una platea di sconosciuti, e poi non riesce a dire buongiorno al vicino di casa con cui condivide il pianerottolo. E questo esempio è una storia vera, purtroppo.
È tutto verissimo quello che scrivi… come per tutte le cose, bisognerebbe trovare il giusto equilibrio.
Ormai credo che non potremo più fare a meno degli smartphone che indubbiamente possono essere d’aiuto in molte occasione, basti pensare a googlemaps, però dovremo cercare di usarli meno e non essere troppo dipendenti dai social.
Stefania infatti le relazioni sociali al tempo dei social media sono davvero un mondo nuovo, tutto da esplorare, e da utilizzare non superficialmente.
Un oggetto ormai irrinunciabile ma se usato male può essere davvero nocivo.
Esmeralda e se usato bene può essere davvero utile
Sono parzialmente d’accodo con te. Nel 2017 sono andata ad un concerto di Tom Jones e c’era più gente con lo smartphone in mano che quelli che ascoltavano veramente il concerto, ma dall’altra parte il web ha aperto una finestra sul modo a tutti coloro che per motivi di salute non possono uscire di casa o che sono confinati su un letto d’ospedale. Ci vorrebbe un pò d’equilibrio
Gli smartphone sono ormai indispensabili, ma io quello che non sopporto è vedere bambini che magari invece di disegnare o giocare, hanno in mano lo smartphone del papà o della mamma.. o addirittura per non farli piangere.
Federica sono mamma, e ammetto che nei primi due anni di vita la combo Ipad/Youtube mi ha aiutata a calmarlo, ad intrattenerlo, imboccarlo e farlo divertire. Oltre ad avermi insegnato una quantità di canzoncine che usavo in aiuto per tenerlo impegnato nei lunghi viaggi. Se mi vedessi adesso penseresti che io sia quel tipo di genitore. Quello che abbandona suo figlio alle cure dello smartphone per non doverlo sopportare. E invece, se mi conoscessi, e non mi vedessi solo al tavolo del ristorante, sapresti che l’Ipad l’ho sepolto in fondo ad un cassetto, e lo smartphone lo uso solo al ristorante per non dover far subire i capricci di mio figlio, o le sue corse fra i tavoli, a persone che forse sono al ristorante per farsi una mangiata in santa pace. Perché con buona pace di tutti, tenere seduto a tavola per due/tre ore un bambino è matematicamente impossibile. E chi sostiene che si può fare, o mente sapendo di mentire o non ha mai avuto esperienze di bambini. Detto questo sono convinta anche io che molti genitori si deresponsabilizzano attraverso lo strumento, ma credimi: se non ci fosse stato lo smartphone quel tipo di genitore avrebbe trovato un altro modo lo stesso il modo per non giocare con la sua prole.
uno strumento senza il quale io per prima non so vivere, ma allo stesso tempo mi rendo conto di quanto saremmo più felice se riuscissimo ad abbandonarlo per qualche giorno
Francesca o se riuscissimo ad utilizzarlo con meno nevrosi e meno attaccamento.
Credo che ormai la tecnologia ha fatto passi da giganti e molti di noi sono stati sopraffatti e non riescono più a controllarla non mi piace che la vita giri intorno allo smartphone per me resta un qualcosa di utile ma usato con moderazione così come i social E non bisogna mai credere a tutto perché non tutto quello che riluce è oro
Lucia non farsi abbagliare è sicuramente l’accortezza maggiore da avere quando si traffica sui social
Lo sai che hai ragione?da ragazza non c’era tutto questo mondo web che c’e` adesso e per vivere la vita bisogna uscire e interagire con le persone,ora per dimostrare che vivi la vita devi aggiornare uno stato sui social…tanto bello non e`!
Ho visto il fim di cui parli. Molto bello e ho pensato la stessa cosa. Una riflessione importante
Ormai gli smartphone fanno parte della nostra quotidianità, sono diventati una parte del “nostro corpo” poiché senza di essi non andiamo da nessuna parte!
R.
Un tema che divide…io che sono cresciuta senza cellulare, che ho passato l’adolescenza sul muretto del paese con la compagnia…se ci penso mi dico che era meglio così…poi però mi rendo conto che senza smartphone, un po per lavoro, un po per comodità, un po per passare il tempo, sarei rovinata! 🙂
oggi purtroppo e per fortuna non si può pensare di restare senza smartphone, ha i suoi tanti vantaggi ma a volte c’è chi esagera
Ho un rapporto di amore e odio con gli smartphone… Amore perché mi permettono, grazie alle fotocamere di ultima generazione, di immortalare bellissimi momenti e in ogni momento… Odio per via dei social… App di tutti e a. Lungo. Andare se ne diventa schiavi!!!
Iosto iniziando ad odiarlo i social. … La maggior parte del tempo la trascorriamo incollati allo smartphone perdendoci le cose belle della vita
il web fa parte della mia identità, non potrei mai pensare di vivere senza, per il semplice fatto chene sono sempre stata affascinata sin da piccola, così come per la scrittura e la fotografia…
E’ inutile pensare al passato, stiamo vivendo una rivoluzione comunicativa.