Sono mamma di un figlio maschio. Un figlio maschio che come aggravante rimarrà anche figlio unico. Sento una grossa responsabilità, perché a quanto pare le mamme dei figli maschi sembrano comportarsi diversamente rispetto alle mamme di figlie femmine.
Noi mamme di figli maschi sembriamo più permissive. Indulgenti e tolleranti.
Sembra che non pretendiamo molto dai nostri bambini, animate dalla filosofia “tanto è maschio”. Come se il nascere con il cromosoma Y prospetti una vita disordinata, sciatta e sregolata a prescindere.
A noi mamme di figli maschi si rimprovera di crescere maschi incapaci di provvedere ai loro bisogni, che non siano quelli primari. E quando sono piccoli, nemmeno a quelli.
Se poi siamo mamme contemporaneamente di un figlio maschio e di una figlia femmina, qualcuno noterà che il figlio maschio è trattato in maniera diversa. O che lo stesso atteggiamento da parte di entrambi, ci porta a reagire in maniera diversa.
L’atteggiamento della mamma di un figlio maschio inizia a materializzarsi appena il bambino nasce, per poi concretizzarsi in adolescenti il cui pensiero primario è giocare: a pallone, con i videogames, con le biciclette. Fino a restituire un uomo con la sindrome di Peter Pan, incapace di assumersi qualsiasi responsabilità. O comunque un uomo incapace di vedere le cose come le vediamo noi donne.
Sapete. Ci ho rimuginato un po’ su questa faccenda. E per un po’ ho creduto alle chiacchiere sulla mamma del figlio maschio.
Lunedì scorso Niccolò ha frequentato il suo primo giorno in piscina. A bordo vasca ha atteso che l’istruttrice gli togliesse le ciabatte e l’accappatoio. All’uscita dalla vasca, stessa identica storia. Ha atteso, tremante, che qualcuno lo vestisse.
Frequenta l’asilo da quando ha un anno e mezzo. Gli hanno insegnato a mangiare da solo, ma a casa ancora non lo fa.
A tre anni ha tolto il pannolino. All’asilo si arrangia da solo in bagno. A casa lo devo anche accompagnare.
A febbraio compirà quattro anni.
Però. Però si dice che gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere, alludendo ad una diversità di genere.
Quindi: e se il comportamento della mamma del figlio del maschio non dipendesse dalla mamma?
Se fosse semplicemente il comportamento del figlio maschio a condizionarne l’atteggiamento?
Ho dovuto imparare a riconoscere il marchio di un’auto a colpo d’occhio, mentre passeggiamo, e a sentirmi riprendere perché lo avevo sbagliato.
Sto imparando a costruire piste di treno e ad inscenare incidenti che vedono coinvolti mezzi pesanti e animali.
A ridere delle sue puzzette.
Tutte cose a cui non ero abituata.
Se mai farò una figlia, prenoto il figlio maschio figlio unico che meglio soli che con mille cognati
Augurandogli di passare la sua vita con una figlia unica, così non deve smazzarsi i cognati altrui.