La fine dell’estate ha sempre coinciso con un momento di riflessione

fine estate

La fine dell’estate ha sempre coinciso con un momento di riflessione. Una leggera pausa, un lungo respiro.

C’è stato un periodo della mia vita in cui mi trasferivo per due mesi al mare, e con la fine di agosto tornando a casa mettevo in ordine esperienze, sensazioni ed emozioni: nuovi amici, un nuovo amore, una nuova passione. Aggiornavo la rubrica di nuovi indirizzi a cui avrei inviato lunghe lettere. Sviluppavo almeno un paio di rullini da 36, creando con le mie mani portafoto che avrei sfogliato durante l’inverno. Mettevo da parte la foto del ragazzino che mi aveva fatto battere il cuore, vivendo l’intero inverno chiedendomi se l’anno dopo lo avrei ancora rivisto.
Settembre è il mese in cui sono nata, terza decade, quindi come evitare riflessioni e buoni propositi.

Poi sei arrivato tu. Non riesci ad impedire momenti di nostalgia e di profonda introspezione. Ma ogni volta che alzo gli occhi ci sei. E nelle mie riflessioni adesso, rientri anche tu.

Con la fine dell’estate, le mie attenzioni sono assorbite dai tuoi cambiamenti.
In questo limitato momento di grazia, mi sono fermata ad osservarti.

Sei nato di Febbraio, ma è a fine estate che ti vedo davvero cambiato.
Cresci certo, sei un bambino. Sarebbe assurdo se non fosse così, e se non crescessi così velocemente da renderti assolutamente differente dalle foto dell’estate precedente.
Questa estate ha segnato la fine della frequenza all’asilo nido. Tutti dicono che la materna sarà differente, e io lo spero. Perché non hai più bisogno di quel tipo di attenzioni che ti hanno riservato per ben due anni.
A fine giugno abbiamo ricordato, esattamente nella curva che collega l’A1 con la A14, di aver dimenticato il passeggino a casa. È stata la cosa migliore che potesse capitarti. E adesso noto i bambini troppo grandi portati a spasso come se fossero degli infermi. Per comodità dei genitori.
Questa estate hai mangiato la tua prima pizza. Non che prima non la mangiassi. Ma un pezzettino della pizza di mamma o di quella di papà era più che sufficiente. Ora hai preteso la tua, e l’hai finita di gusto.
In vacanza hai socializzato con tutti i bambini che ti capitava di incontrare. Incurante dei rifiuti, delle scortesie, delle cattiverie, dell’indifferenza di alcuni. Ma hai incontrato anche bambini con cui divertirti forte. E senza saperlo, mi hai dato una grande lezione di sociologia.
Lunedì smonteremo il lettino con le sbarre, che rimane vuoto ormai da due settimane ai piedi del nostro letto. Abbiamo scelto insieme le lenzuola dei Minions e preparato il lettino “da grandi” nella tua cameretta. E non importa se di notte mi chiami per un bicchiere di acqua o per una coccola. Voglio farti sapere che se qualche volta vorrei tornare nel “lettone”, sarai sempre ben accetto.

E poi ci sono io. Che devo imparare a lasciarti sperimentare. Che devo osservarti senza giudicare. Che devo esserci, senza essere ingombrante. Che devo superare la gelosia di quando preferisci la compagnia di qualcuno che non sia io. Che devo tenerti per mano, ma devo essere capace di lasciarla andare, perché l’indipendenza si conquista così: un passo alla volta.

E questa estate mi è sembrato che tu, di passi verso l’indipendenza, ne abbia fatti da gigante.

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