Il mio dermatologo si è sbagliato. Il cheloide è guarito.
Sono giorni che osservo il tatuaggio che mi sono regalata per i miei quarant’anni.
Dopo una serie di tatuaggi rigorosamente neri, l’ultimo è straordinariamente a colori.
Scelta dettata da una lunga e tardiva presa di coscienza di me, delle mie potenzialità, delle mie possibilità. Invece del solito abito nero, me ne sono regalato uno tutto a colori.
A distanza di nove mesi però non era guarito bene. Le parti rosse erano rimaste in rilievo. Le potevo sentire sotto le dita ogni volta che spalmavo la crema. Per questo ero stata dal dermatologo.
La sentenza era stata: cheloide. Ci avrei dovuto convivere per sempre. Fortunatamente non era antiestetico, e si notava solo con particolari condizioni di luce. Ma era lì. A volte lo accarezzavo nel tentativo di fare la sua conoscenza, considerato che avremmo dovuto passare un pezzo di vita insieme.
Dopo l’estate, dopo il mare, il sole, la crema abbronzante e la crema lenitiva, a distanza di un anno il disegno del tatuaggio appare liscio e uniforme.
Il cheloide è solo un brutto ricordo.
Sicuramente è stata solo una diagnosi errata. Probabilmente si era formato un ispessimento della cute a causa del tipo di colore utilizzato. Ma questa vicenda mi ha fornito una chiave di lettura alternativa ad un evento poco piacevole accaduto nelle ultime settimane.
Quando viene a mancare una persona, lascia dietro di sé una scia fatta di gesti, interazioni e ricordi. Lascia anche tutte le sue cose. Le cose, come i ricordi, rimangono in eredità.
Cosa accade quando l’eredità non viene accettata?
Ho visto una vita intera ammucchiata in una stanza. Fra buste di plastica e cassette di legno. La casa che conteneva tutte queste cose è passata di mano.
Volevo recuperare qualcosa. Una persona mi ha detto anche solo un oggetto, significativo, da tenere a casa mia, per non dimenticare, per ricordare sempre.
Mi sono aggirata smarrita. Ho preso in mano tanti oggetti. Mi sono persa a sfogliare album di ricordi. Non ho portato nulla a casa.
In compenso ho portato con me la consapevolezza dell’inutilità dell’accumulo. Della consapevolezza che quello che voglio davvero lasciare in eredità deve necessariamente passare per quello che sono e che riesco a trasmettere. Solo così le cose che lascerò avranno un valore e forse, varranno la pena di essere conservate.
Cosa c’entra la storia del cheloide e dell’eredità ceduta?
Quando ho deciso di fare un tatuaggio a colori ho scelto di intraprendere una strada per me nuova e quello che sembrava un danno permanente, causato dalla mia voglia di cambiare, una sorta di punizione.
Ma è passato. È solo un ricordo.
La sensazione di vuoto che provo sapendo che non potrò più entrare in quella casa. La triste consapevolezza che non potrò più stare a quella finestra affacciata sull’infinito. Il peso della sconfitta che sento per non essere riuscita a conservare quel pezzo di vita, quel pezzo di eredità, so che presto saranno solo un ricordo. Un ricordo bellissimo, edulcorato dal tempo e coccolato dall’indulgenza.
O almeno spero. Perché per adesso mi sento proprio una merda.