Sono già passati undici giorni dall’inizio dell’anno e ancora non ho comprato la nuova agenda per accompagnarmi lungo tutto il 2016.
Possiedo una agenda dove appuntare idee, segnare appuntamenti, incollare biglietti di mostre o film visti al cinema, biglietti di treno, aereo o dell’autostrada da quando ho iniziato a frequentare l’università. L’agenda da diario scolastico, in quel preciso momento della mia vita, si è trasformata in qualcosa di più profondo e coinvolgente, tanto che a distanza di circa venti anni non ho mai iniziato un nuovo anno senza sapere dove mettere le mie cose.
Ma questa non è una dimenticanza.
È una riflessione profonda del mio modo di intendere la quotidianità.
A partire dalla constatazione che sono circa tre anni che non ho molto da conservare in una agenda: lavoro da casa, esco poco, passo quasi tutto il mio tempo fra la scrivania e la cucina, il supermercato e un parco giochi. Niente di quello che faccio lascia ricordi da appuntare su un diario.
Fino alla consapevolezza che nonostante appuntassi sempre tutto, ho cominciato a perdere appuntamenti. Non è stata colpa degli ormoni della gravidanza, hanno anzi dimostrato che la maternità migliori memoria e prestazioni, ma solo del mio modo di intendere la vita.
Tutta slegata e a comparti stagni.
Non parlo mai del mio lavoro, per paura di annoiare chi mi ascolta. Eppure ne ho uno vero e a tempo indeterminato, che continuerò a svolgere fino a quando me ne sarà data l’opportunità.
Non parlo mai della mia attività da blogger, perché credo di non esserne all’altezza. Soffro di invidia nei confronti chi è riuscito a farne un lavoro. E anche se sono consapevole che per me non sarà mai l’attività principale, soffro quando leggo che altri ce l’hanno fatta.
Non parlo della mia vita per eccessiva riservatezza. Temo il giudizio degli altri. E ancora di annoiare con aneddoti e banali quotidianità che non interessano a nessuno.
Ed ecco spiegato il mistero dell’agenda e degli appuntamenti perduti:
1. gli impegni di lavoro appuntati sui post-it del desktop del pc.
2. gli impegni da blogger sul Calendario Editoriale della Yunikon Design
3. gli appuntamenti della vita quotidiana [estetista, pediatra, banca…] sulla Moleskine sempre in borsa.
4. idee per post scritte in un quaderno Moleskine a parte.
Ovvio che alla fine qualcosa scappa. Ovvio domandarmi se non sia arrivato il momento di accettarmi per tutto quello che sono e mettere insieme le cose.
Nel frattempo sono senza organizzazione. Le agende viste finora non sono adatte allo scopo di rimettere insieme tutti i pezzi di me. Se lo sono, sono troppo grandi per essere trasportare in borsa mentre spingo il passeggino o corro dietro a Niccolò.
Il mio unico proposito per il 2016 è cercare di riuscire ad essere me stessa.
E credo proprio non sarà una impresa facile.
In una giungla di blog (più o meno presuntuosi e saccenti), quelli semplici e veri brillano di più, come questo! Viva la schiettezza!
Grazie Angela. Sono una blogger della vecchia scuola, quando fare blogging significava scrivere bene per far leggere quello che si pensava davvero, quello che ci piaceva e quello che proprio non ci andava giù. Ormai fra sponsorizzazioni e ansie di notorietà fare blogging sembra diventato una marchetta senza fine.
La vita digitale, qualunque essa sia, stanca e logora.
Io da un paio di anni ho fatto scelte drastiche in tal senso, che in parte stanno ripagando, anche ahimè a discapito della mia memoria digitale. A volte ho sprazzi e slanci energici che però si arenano immediatamente perchè volente o nolente gli impegni sono 1000 e dopo un po’ proprio se non è un lavoro, si da attenzione a cose se vuoi non più importanti ma più appaganti.
Filippo per me vale un po’ quello che ho scritto nel commento precedente è un po’ la realtà di una vita fatta di un lavoro full time è un bambino da crescere. Poi scrivere è però una cosa a cui non riesco a rinunciare, ed ecco che parte il corto circuito.
Ciao Marlene il tuo blog è stata una piacevole scoperta. Complimenti. Tornando poi alla questione organizzazione posso dirti che da qualche tempo prendo appunti in maniera un po più puntuale e devo dire che mi aiuta a fare di più e meglio, nonostante il lavoro e la piccola di quattro mesi che mi aspetta a casa col sorriso. Spero che l’effetto non svanisca nel tempo. Probabilmente il passo successivo, mantenere più agende e quaderni di appunti ci si può ritorcere contro. Per il momento vado avanti col mio unico quaderno.
A presto
@rocco prendere appunti significa lasciare traccia delle proprie intuizioni, che non sempre si trasformano in post ma che aiutano nel processo. Ho capito anche io che prendere appunti in un posto solo rende di più e meglio.
Grazie per i complimenti…fanno sempre immensamente piacere.