Tienimi vicino, mamma!

tienimi vicino mamma

I primi mesi in cui Lolò è entrato nella mia vita mi sono sentita presa in ostaggio.
I primi dieci, interminabili giorni in cui l’ho portato a casa sono stati un incubo.
Quando ero sveglia mi muovevo in una specie di nebbia lattiginosa. Quando dormivo avevo la sensazione di essere sveglia e di muovermi come fra le ragnatele.
Dopo due settimana dalla nascita, un sabato mattina toccai il fondo. Mi ritrovai a piangere, in perfetta solitudine, mentre guardavo con odio il mostriciattolo attaccato ancora il mio seno. Mi ero preparata per uscire, ma lui non voleva saperne di staccarsi da me.
A quella mattina sono seguiti lunghi giorni in cui lo guardavo nella sua sdraietta e gli chiedevo – cosa devo farmene di te? – come se lui potesse sapere, o ancora di più, potesse rispondermi.
Lo chiamano baby blues. Un malessere che colpisce circa il 70% delle donne a distanza di pochi giorni dal parto.
Ma sapevo che non era il mio caso, che il mio, di malessere, arrivava da molto lontano.

Già dal quarto mese di gravidanza, una volta a settimana, ne parlavo con una psicologa.
E mi odiavo. Ero però convinta che quando sarebbe nato tutto si sarebbe risolto. E invece quando è nato Niccolò mi sono ritrovata ad invidiare quelle mamme che mi confidavano che si erano innamorate del loro bambino al primo sguardo.
Io non ero innamorata. E non riuscivo nemmeno a mentire, come riesce a fare qualcuno, pubblicando status melensi e assurdamente lieti sui vari social network.
Non ci riuscivo.

Ci ho messo circa sei mesi a capire cosa non andava [e lunghe chiacchierate dalla psicologa].
Dove è scritto il tempo preciso dopo cui un bambino sta troppo attaccato al seno?
Quale posto è considerato migliore delle braccia della mamma per dormire quando sei ancora inesperto del mondo che ti circonda?
Cosa si può desiderare di più nei primi mesi di vita se non sentirsi curati, abbracciati, accolti, trattati con premura e attenzione.
Circondata da persone che non facevano altro che dirmi che tenerlo troppo in braccio era un vizio che non dovevo fargli prendere. Che doveva dormire da solo, da subito, altrimenti non ce lo saremo più tolti dal letto. Che se aveva fame, ma aveva smesso da poco di stare al seno, di non assecondarlo. Di abituarlo da subito alla sdraietta, al seggiolone, al passeggino, alla culla. Insomma: tutti strumenti utili, ma che di fatto allontanano i figli da noi.

Infine la svolta. Mi sono lasciata andare. Ho smesso di fare le cose con l’orologio alla mano. Ho smesso di tenere conto del tempo e ne abbiamo inventato uno tutto nostro. Ho smesso di ascoltare gli altri.
Ho compreso che passiamo la maggior parte del tempo in cui i nostri figli hanno bisogno di noi, a lamentarcene e a cercare di tenerli lontano, e quando sono grandi e si allontanano, come è giusto che sia, a tentare di averli nuovamente vicino.

Tutti i giorni gli insegno l’indipendenza e l’autonomia attraverso la frequenza al nido e lasciandogli esplorare il mondo che lo circonda.
Tutti i giorni sa che quando mi chiama e ha bisogno di me, ci sono.

Ho inventato le coccoline: abbraccio e baci da fare in qualsiasi momento della giornata, senza particolare motivo.

Per uscire con un’amica per un caffè o una pizza, quando ne sento davvero la necessità, il tempo lo trovo sempre. Per sedermi la sera a: guardare un film, leggere un libro, scrivere un post, ascoltare musica avrò tempo. Ho Sky e grazie ad On Demand il tempo della visione lo modifico a mio piacimento. Mi sono detta che se davvero preferivo il live twitting di xfactor a mio figlio quella con un problema ero io. Pulire casa, fare la spesa, cucinare, organizzare le lavatrici, stendere e stirare non sono così buoni motivi da dovermi far trascurare mio figlio.
Oggi mi chiede di andare al parco, di giocare con lui, mi chiede di leggere una favola e di ascoltare della musica [è figlio unico e per ora sono la sua compagnia].

Ci sarà un tempo in cui non ci vorranno più intorno, e molta dell’indifferenza che gli abbiamo dedicato adesso ci tornerà indietro. Attraverso lunghi silenzi, porte chiuse e voglia di evadere da casa.

E a chi continua a dirmi che dormire nel lettone a 20 mesi equivale ad un brutto vizio di cui mi pentirò, rispondo sempre: se a distanza di 13 anni anche il nostro gatto sente la necessità di dormire con noi significa che dormire tutti insieme proviene da un istinto naturale, difficile da controllare. E che quando avrà 18 anni non c’è dubbio che non dormirà più con me, quindi mi godo mio figlio e il suo affetto fin che posso.

Questo post partecipa al tema del mese delle StorMoms 

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14 commenti su “Tienimi vicino, mamma!

    1. Sara sono cose difficili queste. Sia da confessare che da gestire. Non sentirti aliena. Ho scoperto che la maggior parte delle mamme mente sapendo di mentire. A costo di farmi guardare strana dico sempre la verità. Quando dico quello che penso difficilmente trovo consensi, ma sono sicura che suscito riflessioni.
      Bisogna imparare a fare di testa propria e a seguire soprattutto le proprie sensazioni.

  1. inostrifigli ciaiutanoa migliorare….. quante volte li horimessi giù perchè midicevano di farloe tutto come pr magia è cambiatoquando ho ascoltato soltanto me e loro……. ed è stato tuttopiù facile….
    veronica
    piacere di averti conosciuta…

  2. Mi sono commossa. Il senso di inadeguatezza, l’indifferenza, il bisogno di stare invece insieme, tre componenti della maternità che si prendono a pugni in una convivenza che dura tutta la vita. E mi sono fermata a riflettere, di tempo non ce n’è mai abbastanza se ci perdiamo a volerle arrivare tutte. Grazie!

    1. Aline il peggior nemico di noi mamme? La tendenza ad un ideale di perfezione che non esiste. Dobbiamo credere che siamo perfette così come siamo. E soprattutto che siamo capaci di moltiplicare e dilatare il tempo a nostro vantaggio.

  3. Come sai ho fatto dell’alto contatto una risposta necessaria ma quasi istintiva alla necessità di vicinanza che vedevo e vedo tuttora nella bimba, e non me ne pento. Dorme con noi per scelta, sua e nostra, non ci abbiamo provato più di tanto a metterla giù come sai, e come sai non me ne faccio un problema anzi esattamente come te, mi godo il momento che so che non sarà eterno. Crescono così in fretta… E ci mancherà questo periodo e questa loro dipendenza da noi, anche se adesso ce ne lamentiamo talvolta (nei momenti di stanchezza e frustrazione tipici delle mamme), perché saranno tanto più indipendenti nella vita quanto più adesso rispondiamo alla loro richiesta di contatto e vicinanza. Hai detto bene lui *sa* di trovarti, è questo che lo rende sicuro di andare nel mondo. È una cosa meravigliosa e sappiamo, per i discorsi fatti in privato, quanto e perché questo sia così importante per una persona.
    Perciò godiamoci l’infanzia e le coccole… I baci e gli abbracci senza motivo se non quello di voler sentire un po’ di contatto, ricevere una carica positiva in un momento di crisi.
    E poi, detto tra noi… Ma quanto è bella la sensazione di avere un piccolo corpicino che ti dorme beatamente addosso? *_*

    1. E invece per me non è stato tutto così scontato. Sappi che è anche grazie ai nostri messaggi e alle nostre chiacchiere virtuali, che sono arrivata a relazionarmi con mio figlio in maniera diversa. Diciamo che era tutto dentro di me, da qualche parte, ma non riusciva a venire fuori. Ora mi ascolto di più, lo ascolto di più e tutto è molto più semplice…tranne gli scleri da stanchezza. Ma per quelli la medicina non c’è.

  4. Cara, ben vengano le chiacchiere tra noi mamme “sincere” e che non hanno paura di dire ciò che pensano *davvero* quando sono alle prese con questi piccoli esseri umani, che hanno la capacità di tirare fuori il meglio ma anche il peggio dalle loro mamme (lo dicevo proprio qualche sera fa a mio marito). Anch’io sono grata di questo: grazie a te e a qualche altra mamma che frequento (purtroppo solo virtualmente data la mia distanza) non mi sono sentita e non mi sento sola in questo grande mare che è la maternità. Anche in quei momenti di sclero da stanchezza in cui l’istinto se ne va a fare un giro e penso di non essere per niente portata per fare la mamma…

    Detto ciò… pensi che un’altra chiamata con WhatsApp (o Skype!) riusciremo a farcela? *_*

Sono curiosa di sapere cosa ne pensi

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