Imparare a fare più cose da soli

da soli

Un po’ di tempo fa ho letto questo articolo in cui viene citato uno studio secondo cui le persone, in generale, sono riluttanti a fare da soli quelle cose che di norma vengono fatte in compagnia: andare a teatro e al cinema, andare a mangiare al ristorante, uscire a fare shopping In questo modo, di fatto, alimentano il circolo vizioso per cui se non si hanno amici non si può uscire, senza uscire si riducono le possibilità di incontrare le persone, si finisce con l’uscire sempre più raramente e solo per necessità, proprio perché da soli.
L’esperimento che correda questo studio ha dimostrato invece che  le persone sottovalutano costantemente quanto si divertirebbero a guardare uno spettacolo, andare a un museo, a teatro, o al ristorante da soli, e una volta spinti a provare l’esperienza, hanno riferito di essersi divertiti ugualmente. Hanno dimostrato quindi che considerare l’uscire in compagnia più divertente sia solo una convenzione sociale, legata soprattutto al non voler essere considerati degli sfigati.

Ma.

In realtà l’idea di camminare con un riflettore acceso addosso è un fenomeno tutto mentale che ha poco a che fare con la realtà. Nel mondo reale di noi, agli altri, interessa proprio il giusto, per non dire: quasi niente.
Per arrivare a questa conclusione ci ho messo troppi anni e troppo dolore legato alla solitudine.
Solitudine imposta da bambina, quando a mia madre non faceva piacere invitare amichette a casa che avrebbero sporcato, messo disordine e fatto chiasso. Impedendomi di essere ospite a mia volta, per evitare di dover ricambiare e di ritrovarsi nella condizione di cui sopra.
Solitudine di conseguenza nella età adolescenziale, quando con le amiche del’infanzia si comincia ad uscire. Mi ero trasferita da un paese del nord ad uno del sud, parlavo strano, avevo una madre che non voleva ragazzine girare per casa, non voleva che uscissi per evitare il fenomeno del ricambio dell’ospitalità, è stato facile abituarmi ad una vita in solitudine.
Nel periodo universitario ho sperimentato il cinema da sola. Ho abitato da sola tre anni su cinque. I due di convivenza con altre studentesse sono stati un disastro da cancellare. Dopo la laurea mi sono trasferita nuovamente e la solitudine è stata sempre la mia fida compagna.
E mi sono sempre sentita sfigata e fuori luogo.

Da quando sono diventata mamma la sensazione di solitudine che mi trascinavo dietro è sparita.
Anche quando il mio bambino non è che con me, so che è da qualche parte che mi sta aspettando, e che sono io la sua certezza e che senza di me può stare, ma mai troppo a lungo.
Ha riempito il vuoto che sentivo, sconfiggendo anche gran parte della mia insicurezza, regalandomi sorrisi e la certezza di non essere mai sola.
Adesso continuo a fare un mucchio di cose da sola, anzi: ne faccio più di prima. Ma non mi sento sfigata. Anzi. Cammino da sola, a testa alta, e a passo spedito, consapevole che la mia solitudine è solo momentanea. Appena rientrerò a casa ci sarà sempre un bacio, un abbraccio e un sorriso ad attendermi.

In barba a tutti gli studi, la ricetta giusta l’ho trovata da sola.

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