Il tempo di una mamma

il tempo di una mamma

Sostenevo di non avere tempo di andare in palestra anche prima della nascita di Lolò, e infatti a parte un corso serale di yoga, una volta a settimana, non solo non andavo in palestra, ma nemmeno infilavo le scarpe per una corsetta a costo zero nella fantastica campagna che circonda il quartiere dove vivo.
Eppure adesso di palestra, o comunque di una qualche attività fisica qualsiasi, tipo spaccarmi di addominali almeno tre volte a settimana, ne avrei immensamente bisogno.
Ma se non avevo tempo prima, che tempo potrei avere adesso che Lolò riempie le mie giornate con la sua vita bisognosa di cure e affetto e giochi e decine di altre imprevedibili attività?
Perché diciamocelo: noi mamme ci lamentiamo sempre del tempo che non basta mai, ma non facciamo mai il paragone con la vita precedente. Quando l’ho fatto, ho scoperto che in realtà il tempo è come magicamente raddoppiato.

Ecco cinque cose che non facevo e che ora invece trovano posto nella mia giornata:
1. la mattina, appena sveglia, preparo due colazioni [non solo per me].
2. prima di uscire oltre a trucco e parrucco, ora ci stanno anche un cambio pannolino e preparazione della [dannata] borsa cambio, quella malefica borsa che per quanto tu stia attenta, manca sempre qualcosa.
3. faccio almeno una lavatrice al giorno. Cioè: sono passata da tre/quattro lavatrici a settimana, ad [almeno] una lavatrice al giorno [che significa caricare la lavatrice, stendere la lavatrice, ritirare la lavatrice stesa. O in alternativa andare in lavanderia ad asciugare] .
4. oltre alla colazione, preparo altri 5 pasti al giorno: tutti per Lolò [mangia signora mia che è un piacere]
5. esco tutti i pomeriggi, dopo lavoro, per portare Lolò a spasso, o al parco. Tutti i pomeriggi. Tranne se piove o nevica. E gioco. Gioco tantissimo.

Certo, scrivo molto meno. La scrittura è l’attività che più ha risentito della nascita di Lolò, ma non per una questione di tempo, ma per un problema di concentrazione. [tasto dolente e comune a molte mamme, ma non è di questo che voglio parlare]

Una cosa su cui sto lavorando nella gestione del mio tempo è far tacere il senso di colpa che mi assale anche solo al pensiero di lasciare Lolò [al suo papà, a sua cugina, a sua zia] per fare qualcosa per me. O meglio. Lo lascio in mani sicure se devo andare al lavoro [lavoro spesso da casa quindi capita poche volte]. L’unica volta che l’ho lasciato di sera a sua cugina, che è anche la sua tata [assunta come baby sitter grazie ai voucher] l’ho fatto per partecipare alla riunione condominiale. Mai lasciato per concedermi un po’ di svago o riposo.
Considerato che la cugina è una fantastica tata, e che con lei sta bene, e di lei sento che posso fidarmi, devo trovare il modo di liberarmi dalla sgradevole sensazione di sentirmi una pessima madre se una sera decido di andare a mangiare una pizza con qualche amica.

Ma. Il mio corpo mi ha dato lo stop, comunicando con tutte le armi a sua disposizione che era ora mi fermassi un po’. Il risultato sono stati 12 giorni di bagni termali. Costretta da una prescrizione medica, ho scoperto che riposare è possibile, e che l’imperativo, per noi mamme, è smetterla di immolarci alla causa persa della vita perfetta-pulita-ordinata-puntuale-programmata e reclamare un po’ di spazio solo per noi stesse. Anche solo un’ora a settimana.

Insomma: quando stasera andrò a dormire senza aver raccolto per la settordicesima volta i suoi giochi sparsi sul pavimento non mi sentirò una mamma disordinata e disorganizzata, ma solo una mamma che ha finito anche il supplemento di 24 ore che le è stato concesso.

E tu mamma che leggi? Hai fatto pace con i tuoi sensi di colpa?

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