La verità è che faccio tante cose, tutte diverse, e nessuna mi riesce davvero bene, in fondo perché a nessuna dedico abbastanza tempo.
Mi dico sempre che se sono in rete è perché mi piace scrivere, ma poi mi perdo fra social network e cazzate varie, non scrivo perché si fa tardi o sono stanca, o mi riduco sempre nei ritagli di tempo.
La mania della fotografia l’avevo già a 10 anni, quando ero l’unica alle gite di fine anno ad avere una di quelle macchinette automatiche strette e lunghe [questa per intenderci], che restituiva foto di scarsa qualità, ma mi faceva sentire una piccola reporter in azione. A 12 anni, complice il papà appassionato, ho messo al collo una Pentax di tutto rispetto, e non senza difficoltà, era pesantissima, giravo per il paesello a caccia di scatti.
Mi ero trasferita da un nebbioso paesello del nord dove la costruzione più vecchia era la chiesa, ad uno ventoso del sud dove anche le strade erano ancora quelle calpestate dagli antichi romani. In compagnia solo di me stessa, forte della mia macchina fotografica, mi arrampicavo fino al castello normanno, o mi graffiavo con i rovi che circondavano le tombe romane, studiavo e scattavo nel silenzio dell’anfiteatro.
Quanti pomeriggi in piena solitudine, e quanti litigi quando si trattava di sviluppare i rullini che riempivo con il mio mondo, cercando di dargli un senso.
Questi i due motivi che mi hanno spinta a smettere.
Ero stanca di essere sola.
Ero stanca di passare per quella strana.
Ero stanca di dover lottare per vedere le mie piccole opere d’arte sviluppate.
Di quegli anni mi è rimasto l’imbarazzo di girare con la macchina fotografica appesa al collo, per non essere equivocamente scambiata per una che si atteggia.
Adoro la discrezione dell’alta definizione di uno smartphone.
Di quegli anni mi è rimasta la voglia di fermare gli attimi di luce, di osservare lo scorrere delle stagioni, sulle cose e sulle persone. E uno smartphone è un ottimo compagno, da tirare fuori all’occorrenza.
Ma dicevo che faccio tante cose e nessuna fatta bene.
Poi accade che qualche mia foto venga notata lo stesso, diventi la Pic of the day o che lo scatto alla Rocca di Formigine venga scelta per rappresentare i castelli in Emilia Romagna. Nel contest ci sono foto più belle della mia, e sicuramente non vincerò, ma volevo condividere l’ebbrezza di aver scoperto che ogni tanto qualcosa di buono riesco a farla anche io.
Ed è un po’ il riscatto della mia adolescenza solitaria passata a fare “quella strana”.
Dilettante
