È un mese che non vado in ufficio. Sto lavorando, ma è ormai un mese che non metto piede nel mio ufficetto, che non vedo i miei colleghi, che non affronto la tratta Modena-Bologna sui regionali arroventati e puzzolenti in compagnia di altri sventurati pendolari.
Sapere che non lo farò almeno fino a Settembre non mi regala la gioia che ho sempre creduto di poter provare se mi avessero detto che non ero più costretta a chiudermi fra quattro mura, tutti i giorni le stesse e sempre alla stessa ora e per lo stesso tempo, circondata da persone di cui, per la maggior parte non solo non me ne frega niente, ma di cui addirittura farei volentieri a meno.
Non credo sia una questione che mi manca una consuetudine che comunque non mi regalava grandi soddisfazioni.
Credo sia più una questione di vedere la mia vita stravolta, nel breve giro di un solo mese, a causa di un evento che è fuori il mio controllo.
Non avere più potere su me stessa, sul mio corpo , sulle mie scelte è una cosa che mi ha spiazzata. Io, quella sempre attenta ai dettagli, quella noiosa che programma tutto fino all’ultimo punto.
Ho anche concluso che non vale la pena combattere.
Subisco quello che è stato scelto per me.
A Settembre faremo i conti.
Senza controllo

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