Sono una di quelle che Masterchef l’ha visto [quasi] tutto anche l’anno scorso, alla prima edizione. Il ‘quasi’ è d’obbligo, perché non avevo nessuna intenzione di vederlo. Dopo anni di Hell’s kitchen, l’amore per Gordon Ramsey, le sue cucine da incubo e l’F Word, non volevo vedere un programma in salsa italiana, magari scopiazzato malamente dall’originale.
Della prima edizione ho perso le selezioni, dicevo, ma poi non ne ho perso una puntata. E mi sono convinta di voler vedere tutta questa seconda edizione. A cui ho aggiunto il live twitter, con gruppo di ascolto e critiche feroci assortite. Ora. Non vi annoierò con profili psico-antropo-sociologici dei conduttori, su cui qualcosina di ridire ce l’avrei. Mi limiterò a confessare che a me fa impazzire chef Barbieri. Lui è la personificazione di quando ci raccontiamo della nonna che era capace di preparare gli gnocchi della domenica, un giovedì mattina, su richiesta, in mezz’ora.
Ha la giusta autorevolezza, l’indulgenza di chi la sa lunga, la gentilezza della gente semplice.
Dei concorrenti non dirò niente. Solo che se il programma fosse vero, le regole fossero vere, i concorrenti dei veri chef amatoriali [potrei continuare elencando altri elementi di verità mancanti] e il programma andasse in onda in diretta, Tiziana detta l’avvocato sarebbe fuori da un pezzo. Da quando cioè ha modificato il suo piatto dopo la fine del tempo, aggiungendo un filo d’olio, mentre i giudici erano già all’assaggio dei piatti.
Ma anche su questa vicenda ho dei dubbi sulla sua veridicità.
Il vero elemento di questa seconda edizione su cui mi soffermo, incredula, sono i piatti cucinati. Non quelli dei concorrenti, ma quelli degli chef.
Ditemi la verità: mangereste questa pietanza?
Con le testoline che spuntano come se le schie [gamberetti grigi o di laguna] fossero vittime di sabbie mobili da cui tentano, inutilmente di salvarsi? E sapendo che sotto c’è della crema di giallet, cioè una crema di fagioli, paghereste questo piatto anche più di 30 euro?
Oppure: paghereste 40 euro per un solo tortello che quando lo apri scopri che l’uovo è crudo? Il prezzo lo ha dato lo chef che ha inventato il piatto, e il tuorlo dell’uovo crudo era la quello che faceva la differenza fra un piatto vincente o perdente.
Io non li mangerei. E non perché sono tradizionalista. Il rollè di branzino e scampi in foglie di lattuga di chef Barbieri l’avrei mangiato. Mi sembra assurdo che in alta cucina fra questi piatti, e la proposta di rognoni e piccioni, nelle ultime puntate non siano riusciti ad ingolosirmi. In più le prove si svolgono in posti “da ricchi”. E i giudici hanno assunto un’aria arrogante.
Siamo tutti consapevoli che un ristorante stellato, dove cucinano gli chef, non è un luogo per tutti. La sospensione di incredulità è durata giusto una stagione. Questa seconda edizione ha tirato una bella linea di demarcazione fra quello che è raggiungibile, e quello che non possiamo nemmeno sognare.
E ho concluso che preferirei spendere i miei soldi da un buon cuoco, piuttosto che da uno chef.
*[cit. James Joyce]