Una fuga d’amore

Moonrise Kingdom é uno di quei film che in genere non vado a vedere al cinema. In sala vado di norma a vedere film che meritano una visione su grande schermo e in dolby surround: fantascienza, horror, con incursioni nel genere fantasy grazie a Peter Jackson e la sua strabiliante idea di narrare per immagini le storie di Tolkien.
Ma dicevo di Moonrise Kingdom.
É stato bello vederlo al cinema, ha una cifra stilistica altissima. Le inquadrature ordinate, cromaticamente equilibrate e perfette, i primi piani con sguardi eloquenti che non fanno sentire la mancanza delle parole.
Questo é il mio primo film di Wes Anderson. Lo ammetto: non ho visto i Tenenbaum, nonostante ne parlassero tutti benissimo. Come dicevo prima, al cinema vado a vedere altro, e a casa questo genere di film lo programmano sempre in seconda serata. E deve essere una di quelle sere che riesco a tenere gli occhi aperti dopo le 23. Ma lo cercherò e colmerò la lacuna, perché Moonrise Kingdom mi é entrato dritto nel cuore, senza mediazioni.
É la storia di una fuga d’amore di due dodicenni, che si sono conosciuti per caso. Fuggono nonostante vivano su un’isola. Questo già la dice tutta sulla percezione e sulla scoperta dell’amore. Un orizzonte limitato in cui succede di tutto: piccoli drammi familiari, spettacoli teatrali affollati e coloratissimi, episodi di bullismo, e la travolgente storia d’amore fra Suzy e Sam, che ha il suo culmine nella tempesta peggiore del secolo che si abbatte sull’isola, scompigliando tutto e lasciando tutto diverso ma, in fondo, migliore.

L’amore fra i due dodicenni mette in luce la mancanza di amore fra gli adulti protagonisti: il capo scout Ward, che immaginiamo un single che riversa tutto il suo desiderio di affetto sulla sua squadra di ragazzini. I genitori di Suzy, che, forse, si amano ancora, ma con distacco, e rimangono insieme solo per amore dei figli. Il comandante Sharp, anche lui single che però si consola con la mamma di Suzy. Un mondo adulto che sembra non avere gli strumenti per comprendere i propri ragazzi, avendo dimenticato la loro adolescenza. O troppo miopi per non accorgersi di tutto il bello che hanno intorno.  Suzy ha invece il suo potere magico: un binocolo che, come ci dice, le serve per vedere meglio anche le cose che si trovano vicine. Una piccola lezione spesso dimenticata.

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