Per mantenere l’equilibrio devi muoverti*

malditesta

Ho mal di testa. Esco da lavoro con la sensazione di galleggiare, e invece ho il solito passo marziale, in modo da riuscire a raggiungere la stazione nei soliti 10 minuti. Il marcatempo segna le 15.33, ma so che ruba almeno un paio di minuti, quindi arriverò in stazione alle 15 e 45. Il treno parte alle 15.52, a quest’ora è raro che sia in ritardo, e devo correre. Dal semaforo che c’è appena fuori dalla galleria 2 Agosto devo attraversare tutto il piazzale e arrivare al binario ovest.
Ho il trucco sciolto che brucia gli occhi, il gilè che mi riscalda troppo la schiena, i capelli che puzzano di smog e fumo, di città e di treni, di fretta e di stanchezza.
Anche il solito regionale puzza. Lo chiamo odore di umanità. L’umanità varia ed eventuale che transita in vagoni dai finestrini bloccati. In teoria per evitare che il fresco dell’aria condizionata d’estate e il caldo delle stufe di riscaldamento d’inverno vengano dispersi. In pratica l’aria condizionata è un lusso che sui regionali non possiamo più permetterci, e d’estate i vagoni si surriscaldano come i bagni chimici sulla spiaggia di ferragosto, compresa la puzza. D’inverno il riscaldamento rotto e l’umanità di cui sopra, fa esalare ai vagoni un vago sentore di laboratorio di concia di pelli. Irrespirabile.
Oggi il mio malditesta è peggiorato dalla tipa che parla a voce troppo alta al cellulare. Incurante di spiattellare i fatti suoi a compagni di viaggio disinteressati e desiderosi solo di silenzio.
Rifletto sulla mia pessima giornata lavorativa: scarsa capacità di concentrazione, nessun interesse nello svolgere il solito lavoro.
La realtà è che vorrei partire. Ma non partire come sempre, nei giorni comandati, nei festivi, nei ponti, a PasquaNataleFerragosto. Vorrei poter scegliere. Vorrei poter comprare i posti a 5 euro di Ryanair che parti di mercoledì e torni di lunedì. Che parti all’alba e torni in piena notte, tanto che mi frega domani non devo andare al lavoro.
Il mal di testa peggiora. Sarà che a Bologna c’era ancora il sole autunnale, 19 gradi, ma chiaro. Mentre più mi avvicino a Modena, più il cielo si ingrigisce e la temperatura scende.
E devo correre un’altra volta. Dal binario 3 al binario 7 per il secondo treno, il quarto della giornata. Correre per affrontare la seconda tratta, l’ottava della settimana appena iniziata.
Piove, non in maniera autunnale e romantica. Un temporale che mi inzupperà.
È ufficiale: ho il mal di testa della depressa, che peggiora quanto più sono costretta a correre per concludere tutte le commissioni della giornata: posta, spesa, videoteca, e finalmente casa, dove mi aspetta qualcosa da stirare e la cena da preparare. Ma anche una doccia e uno shampoo, per lavare via l’odore di umanità raccolta per strada.
Almeno è arrivato il copridivano, quello bordeaux, quello che ha riequilibrato almeno l’atmosfera in casa. Il mio malditesta passerà.

*citazione

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