Chi ha teorizzato la scomparsa della mezza stagione è sicuramente un uomo, perché noi donne sappiamo benissimo che la mezza stagione esiste, può durare in maniera variabile da 1 giorno ad un massimo di due settimane, ed è il periodo peggiore per vestirsi.
Per noi pendolari la faccenda si complica ancora di più dovendo affrontare dall’ora di uscita di casa a quello di rientro escursioni termiche di almeno 20 gradi.
Mettendo in conto, per noi donne, l’annosa questione: gambaletto si o gambaletto no?
Il gambaletto è quell’accessorio primavera/autunno, rigorosamente color carne, che permette di infilare le ballerine anche con temperature che si aggirano intorno ai 7 gradi, mantengono calda la gamba senza trasformarci in una sauna ambulante appena passiamo dai 7 gradi del binario ai 30 del vagone, costano poco e sono indubbiamente comodi.
Ma vogliamo parlare dell’effetto depressivo che causano nello specchiarci di prima mattina, con i capelli che non vogliono trovare un verso, e il segno del cuscino inciso su un lato della faccia, con queste calzette dai colori più improbabili: cipria, marmotta, tropico [giuro, hanno questi nomi qui le colorazioni … e io che credevo che il tropico dovesse avere il colore del sole, del mare e del cielo]. La bugia che ci raccontiamo per infilare queste calze che esercitano un livello di compressione appena al di sotto del ginocchio, tanto da trasformare anche la coscia più palestrata in un cosciotto da brodo, è che tanto non ci vedrà nessuno.
Ci diciamo che è come affrontare un’iniezione: un pizzico e poi non si sente più nulla. Li infiliamo, ci schifiamo e li dimentichiamo. In realtà incidono sulla nostra autostima dall’interno, perché inconsciamente sappiamo di non essere all’altezza di competere con la figona di turno che va in giro senza calze anche quando fuori è grigio, c’è la nebbia e cade il primo strato di neve.
L’outfit perfetto
