E i luoghi comuni che ci uccidono

È da qualche mese che ho incominciato a scattare con una DianaF+ abbracciando la filosofia della Lomography [senza comunque far diventare orfana la mia digitale]. Ho aspettato qualche mese a pubblicare qualche scatto e a parlarne con le persone che conosco, in attesa non solo di qualche foto se non proprio bella, almeno decente da mostrare, ma anche in attesa di saperne un po’ di più di ASA, tempi di esposizione, tipologia di rullini.

Insomma ho atteso di poter dire più di un semplice “guarda che belle foto analogiche”. Perché le mie foto, anche se non posso controllarle subito dallo schermo della digitale, hanno una luce e dei colori che non temono confronti.

E invece cosa mi sento dire? Che l’effetto Lomography si può ottenere con qualsiasi programma, che anche con photoshop posso aggiungere i buchetti del rullino sulla stampa, e in fondo che bisogno c’è di usare ancora la pellicola se la tecnologia è andata avanti, se basta un click per avere tutto perfetto.

E invece trovo che scattare con una Lomography è come una magia. Devo percepire la luce, posso decidere quanto tempo tenere aperto l’otturatore, posso decidere sfocature e ombre prima di scattare. E poi l’attesa dello sviluppo e stampa. Che se solo avessi spazio farei da sola.

Usare la macchina fotografica analogica è un elogio alla lentezza. Non un’operazione nostalgica. E lo so anche io che con un buon programma di fotoritocco tutto può apparire come non è. Ma la bellezza delle mie foto è che non fanno finta, sono vere.

E adesso sono in attesa della Diana Mini, da portare in borsa, sempre con me.

Blogger e web writer. What else?
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8 commenti su “E i luoghi comuni che ci uccidono

  1. Se qualcuno ti dice che puoi ottenere lo stesso effetto con qualche filtro/programma mandalo tranquillamente a cagare, è come vedere le foto su instagram scattate con delle reflex e poi portate su quella piattaforma, mi sembra una cagata pazzesca.
    Ogni mezzo/strumento ha le sue dinamiche i suoi limiti i suoi pregi, quindi ben venga la sperimentazione in ogni senso.
    Ti invito a montare magari qualche rullino in BN per vedere che effetto ottieni…

    1. Secondo me Instagram ha reso chiaramente visibile la differenza fra “fotografi”, “fotografi amatori” e “fotografi totalmente incapaci”. Instagram dimostra come non basta avere 8 megapixel (come l’Iphone5, ma non so se ci sono smartphone con ancora più megapixel) e tanti filtri: se una foto è brutta, brutta lo rimane.
      Poi ci sono quelli che pur facendo foto assolutamente “normali”, o addirittura senza nessuna qualità, ricevono valanghe di like, per la simpatia, o per la capacità di public relations, sminuendo ancora di più chi nell’arte della fotografia mette impegno e passione.
      Instagram avrà anche reso la fotografia alla portata di tutti, ma è così che dovrebbe essere inteso: come un mezzo ludico, non un mezzo dove sentirsi dei semi-dei. E i gruppi Igers??? Tutti a belare. Ma il web non dovrebbe essere il luogo dove ognuno può esprimersi liberamente?

  2. Mi trovi assolutamente d’accordo, per me instagram come dice la parola stessa è istante, quindi condivido l’istante che sto vivendo attraverso un’immagine. Aspettative? Nessuna, semplicemente voglia di condividere.

    Non dico altro perchè mi addentrerei in un discorso troppo prolisso da scrivere qui, diciamo che se ne potrebbe discutere per una vita e mezzo 🙂

    Di quello che hai detto voglio mettere in evidenza 2 passaggi:

    1) “se una foto è brutta, brutta lo rimane” parole sante!
    2) “non basta avere 8 megapixel” e la sempre mai sopita battaglia tra lo sguardo e il mezzo, non basta avere una ferrari, bisogna saperla poi usare 🙂

    1. “Lo sguardo e il mezzo”, la mediazione della realtà, saper cogliere l’istante. Queste sono cose che nessuno insegna.
      Cambiando discorso: hai riconosciuto il posto della foto?

  3. Ovvio 🙂
    Ciclabile Formigine-Casinalbo, quello è l’acquedotto.
    Frequento pochissimo quella parte perchè al lavoro in bici passo da dietro Casinalbo e in gelateria da quando hanno riaperto il Tigli praticamente non andiamo più quindi la ciclabile è un po’ in archivio almeno fino a quando non metteranno in comunicazione quella ciclabile con quella che arriva all’ospedale, già nei piani ma chissà mai quando inizieranno i lavori…

    1. quella rimane invece la nostra passeggiata domenicale preferita, quando non abbiamo altro da fare che concederci un po’ di aria e di verde.

Sono curiosa di sapere cosa ne pensi

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