Seguo il blog di Dania da anni e ho comprato il libro sulla fiducia. Volevo proprio vedere cosa significa concretizzare tanti anni di blogger[aggio] su carta. Perché la realtà è che una buona parte dei blogger scrive nella speranza prima o poi di vedere il frutto delle proprie notti insonni stampate nere su bianco su carta, rilegate in un libro ed esposto in una libreria [bugiarda chi afferma il contrario]. Poi leggo e non c’è assolutamente nulla della Dania che credevo di aver imparato a conoscere dal blog. O forse c’è quella Daniela che non conosco [e se così fosse…].
In Via Chanel n°5 la protagonista è una ragazza che vorrebbe apparire sfigata, che soffre per amore, che per amore si ritrova a doversi inventare una nuova vita, in una nuova città, ma è un personaggio che non riesce ad uscire dalla bidimensionalità della carta. E poi basta con queste donne che inciampano cadendo [più o meno] rovinosamente per terra o fra le braccia di qualche uomo che le soccorre al momento. Anche nelle cinquanta sfumature la protagonista inciampa senza apparente motivo e nei momenti meno opportuni, e sarà che non uso spesso i tacchi, ma non ho nemmeno mai assistito a cadute così rovinose. Tutte le chiacchiere di Dania sul precariato, sul pendolarismo, sulla vita da impiegata appuntate post dopo post…mi ci riconoscevo in quelle parole. Che però sono solo tali. Nemmeno nelle mie più sfrenate fantasie potrei mai anche solo desiderare una borsa che costa più di mille euro, o un paio di scarpe il cui modello base costa minimo 500 euro. E non ditemi che tanto la nostra protagonista usa la carta di credito, che quella ce l’abbiamo tutte, ce la regalano con i punti della Coop, ma non per questo possiamo permetterci di usarla per certe cose. A noi donne normali se gira male, siamo depresse, e vogliamo tirarci su il morale, non rimane che infilarci nel primo bar e sperare che gli sia avanzata una brioches alla nutella, altro che via Montenapoleone e una strisciatina di carta di credito.
Confondo il personaggio con l’autrice? Forse. Ma non vedo molto al di là di quelle sterili parole. Sono abituata a leggere e alcuni meccanismi credo di riuscire ormai a capirli. Un conto è scrivere un romanzo e sperare di vederlo pubblicato. Un conto è avere commissionato un romanzo che deve seguire un certo binario. Scrivere su un tema prefissato che qualcuno correggerà durante la stesura, come un tema ben svolto. E per questo tema ben svolto Daniela Farnese ha meritato 10. Ma senza anima.
O forse sono solo troppo grande, troppo disillusa, troppo realista, troppo lontana da certe logiche di marketing del “spendo-quindi-sono” per farmi piacere questo romanzo che sembra un catalogo di alta moda ma senza fotografie. Eppure il video di lancio mi era piaciuto talmente tanto che lo avevo anche scritto a Dania, e che lascio qui, anche perché l’attrice protagonista merita.