Museums of New York

museums of new york

[prima e seconda puntata]

Il ruolino di marcia è servito per mettere in fila le tre escursioni in bus prenotate dall’Italia, e la certezza di utilizzare i biglietti del City Pass [consigliato per evitare la fila alla biglietteria e per risparmiare sul prezzo degli ingressi].
A New York ho provato la sindrome di Stendhal. Al Mo.Ma [il Museum of Modern Art], il primo dei musei visitati, nella sala delle opere che sono riuscita a vedere, ho provato un senso di innaturale benessere e mi sono emozionata, da lacrimuccia agli occhi.

E qui è iniziato il festival dei rimproveri made in U.S.A.. Al Mo.Ma mi sono avvicinata troppo ad un’opera. Perché nei Musei di New York non ci sono teche che proteggono le opere, non ci sono cordoni che delimitano lo spazio fruibile, si possono scattare tutte le foto che si vogliono, senza flash, ma non è vietato. L’importante è percepire la distanza giusta. E io, abbagliata dalla bellezza da Les demoiselles d’Avignon mi sono distratta e ho beccato il rimprovero.

Les demoiselles d'Avignon

Al Metropolitan ho scattato troppe foto al Tempio di Dendur [solo una, mi hanno detto, solo una]. Al Guggenheim ho sporto l’i-Pad per far vedere alla piccola iena la chioccola da dentro e mi si sono avventati addosso in due avvisandomi che se cadeva potevo far del male a qualcuno…ma secondo voi potevo mai far cadere il mio I-Pad? Ma si sa…gli americani sono fissati con la sicurezza. Senza contare la mami in crinoline che alla messa Gospel mi ha intimato, sottovoce ma sibilando incazzata – sit down – quando ho cercato di svignarmela dopo circa 20 minuti di canti e sermoni [episodio questo che mi ha tenuta incollata per tutto il resto della funzione alla panca].

Ma raccontavo dei musei. Al Mo.Ma. dall’espressionismo in poi si trovano delle opere stupende. E se si ha poco tempo [come è successo a me], basta visitare solo il quarto e il quinto piano e si torna a casa soddisfatti.

Forme uniche della continuità dello spazio

Al Metropolitan la visita “programmata” di mezza giornata è sforata fino a metà pomeriggio: ala greca, romana ed etrusca. Ala egizia. Primo piano con le opere dei pittori europei dalla metà del seicento fino a metà ottocento. La mamma si è emozionata con la collezione medioevale e quella dei palazzi ottocenteschi.

The Metropolitan Museum of Art

Al Guggenheim è consigliabile entrare, prendere l’ascensore, salire all’ultimo piano e scendere lungo la rampa interna, piano dopo piano, godendo sia dell’architettura che delle opere d’arte contenute.
Al Guggenheim oltre alle opere tradizionali si possono ammirare quelle che in gergo si chiamano “installazioni”. Avete visto la puntata di “Quelli che…il calcio” quando è stata ospite Marina Abramovic, l’artista che come opera d’arte ha esposto se stessa, e invitava a sedersi di fronte a lei. Alzi la mano chi non ha pensato che fosse una boiata pazzesca [cit.], me compresa.
E invece ho provato le emozioni che emana un’installazione. E mentre l’opera spesso deve essere compresa, l’installazione è di facile comprensione. La vivi, ce l’hai sotto i piedi, fra le mani, e dentro gli occhi.

la chiocciola bianca

[to be continued]

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2 commenti su “Museums of New York

  1. Cosa vuoi che dica un povero ignorante in materia d’arte? Solo che ne avevo sentito parlare delle c……e che hai preso nei musei, ma credevo che qualcuno avesse esagerato un po’…invece è tutto vero.. Brava! degna figlia di tuo padre!!!!!!!!!!

Sono curiosa di sapere cosa ne pensi

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