Forse c’è una quantità di felicità a disposizione per ognuno di noi
e forse la mia me l’hanno già data.
Dovevo stare più attento a quei momenti felici.
Ma la vita quando è felice corre via distratta.
Quante ore passate nel buio di un cinema. Spesso sola, ché non puoi costringere gli altri a farti compagnia. Soprattutto non puoi costringere gli altri a farti compagnia quando ne avresti bisogno, e ti mancano le parole per chiedere aiuto. E allora ti armi del sorriso più luminoso offrendo in cambio di un po’ di compagnia la certezza che tu, fra i due, sarai quella leggera, quella senza problemi, quella a cui la vita le cose belle le regala, e le cose brutte sembra le riservi sempre a qualcun’altro.
Ma anche se tenti di dimenticare, tutte le cose che accadono rimangono lì, e basta poco per farsi sommergere.
Il bisogno di essere amati spinge ad essere fragili e violenti.
Di questo racconta il film di Salvatores, di quel male di vivere che nonostante tutto rimane dentro, e basta una piccola ferita, come la rottura di un dente del protagonista, per riportare tutto, continuamente a galla. Tocchiamo continuamente la fonte del dolore, non come consolazione, ma come necessità di sentirci ancora vivi, nonostante tutto. Per liberarsene bisogna avere il coraggio di affrontare le proprie paure e il proprio dolore, magari con l’aiuto di un buon dentista.
Ce n’è uno bravo in lettura? Incomincio a prendere appuntamento.
L’ho visto ieri sera e sinceramente non mi è piaciuto. Salvatores mi ha quasi sempre fatto rimanere indifferente con i suoi film. A parte i continui e a volte banali ricordi della madre è un film splatter con tutto quel sangue che cerca di indurre nello spettatote qualcosa che nemmeno il regista stesso credo sappia. Uno dei film piú brutti in assoluto che abbia mai visto.
se non ti piace Salvatores in generale, questo era l’ultimo film in assoluto che avresti dovuto vedere…