Credo che per ogni lettore una libreria sia un luogo magico. E possedere una libreria uno di quei posti dove poter lavorare senza sentire il peso della fatica. Invece sempre più spesso mi imbatto in rete in blog dove proprietari di libreria (o commessi di libreria) sfatano questo luogo comune, raccontando quella che è la loro verità sul lavoro più sopravvalutato nell’immaginario collettivo.
Ne leggo talmente tante che ormai entro in una libreria, o meglio, in una attività commerciale che vende libri, con un po’ di soggezione (dal latino subiectiònem -> l’essere soggetto ad altri; obbedienza; sentimento della propria inferiorità verso un superiore). E se fossi io la prossima imbecille che chiede il libro sbagliato? O il libro troppo commerciale che fa accapponare la pelle al libraio di turno? E se fossi io la prossima a sbagliare un titolo, che potrebbe succedere, visto che ormai appena mi guardano il cervello va in modalità soggezione?
E poi trovo questo video, che restituisce alla libreria la sua giusta collocazione, con la sua alchimia di colori e musica.