L’ultimo spettacolo

Roberto Vecchioni

Domani sera a Modena ci sarà anche Roberto Vecchioni al Radio Bruno Estate, e credo che sarò in piazza solo per lui, anche se non canterà nessuna delle mie canzoni preferite. Anzi: anche se sono sicura che canterà quella canzone con cui avrà anche vinto il festival di Sanremo, ma che a me, che lo seguo da sempre, non è piaciuta per niente.

Una volta cantavo. Non volevo fare la cantante. Cantavo e basta.
Cantavo nel gruppo dei matrimoni e funerali, cantavo sotto la doccia, cantavo appena sveglia allo specchio del bagno, cantavo alle serate karaoke (e non mi vergogno a dirlo). Di centinaia di canzoni conosco il testo a memoria, e Vecchioni era uno di quelli che cantavo più spesso. E se penso ad una canzone che ho amato e ho cantato, e a cui se ripenso, mi viene un po’ il magone, è quella che dà il titolo a questo post. E chissà se lui, il professore, ricorda ancora.

“E ho visto fra le lampade un amore:
e lui che fece stendere sul letto
l’amico con due spade dentro il cuore,
e gli baciò piangendo il viso e il petto…
e son tornato per vederti andare,
e mentre parti e mi saluti in fretta,
fra tutte le parole che puoi dire
mi chiedi “Me la dai una sigaretta?”

Io di Muratti, mi dispiace, non ne ho
il marciapiede per Torino, sì lo so;
ma un conto è stare a farti un po’ di compagnia,
altro aspettare che il treno vada via,
Perché t’aiuto io ad andare non lo sai,
sì, questo a chi si lascia non succede mai,
ma non ti ho mai considerata roba mia,
io ho le mie favole, e tu una storia tua

Ma tu non mi parlavi
e le mie idee come ramarri
ritiravano la testa
dentro il muro, quando è tardi
perché è freddo, perché è scuro…
E ancora solitudini
e buchi per nascondersi…

E non si è soli quando un altro ti ha lasciato,
si è soli se qualcuno non è mai venuto
però scendendo perdo i pezzi per le scale,
e chi ci passa su, non sa di farmi male.
Ma non venite a dirmi adesso lascia stare
o che la lotta deve continuare,
perché se questa storia fosse una canzone
con una fine mia, tu non andresti via.”

Banalmente, la cantavo mentre vivevo una storia che assomigliava tanto a questa canzone. Mi rivedevo sempre a quel maledetto binario, a fumare l’ultima sigaretta in compagnia di una persona che non voleva essere mio e non poteva esserlo, ma faceva di tutto per farsi tenere forte. Ne abbiamo riso insieme quando la ascoltò, di come sembrasse che Vecchioni ci conoscesse (a parte la marca di sigarette), ma avevamo anche pensato che Muratti suonasse meglio di Merit,  e che aveva cambiato marca solo per esigenze tecnico/melodiche.

E invece, a distanza di anni, ancora una volta come se mi conoscesse, è arrivata la riposta:

non è la vita ad ispirare le canzoni,
come credi tu…
son le canzoni che costringono la vita
ad essere com’è
e come non è…

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