Passare un intero fine settimana [venerdì compreso] a casa può essere considerato da sfigati. E forse un po’ lo è per davvero.
A me è successo la settimana scorsa, e ho riempito i giorni con un’antica passione, guardando ben 5 film: The Hole [di Joe Dante], Broken Flower, Lars e una ragazza tutta sua, C.R.A.Z.Y., 500 giorni insieme [in rigoroso ordine cronologico].
The Hole, quello di Joe Dante, è a tutti gli effetti un teen movie horror, di quelli che si guardavano al drive in. Diciamoci la verità, abituata a vedere i film di genere, questo ultimo lavoro di Joe Dante più che paura mi ha fatto sorridere. E mi ha fatto venire nostalgia di Ghezzi, e del suo FuoriOrario, con le maratone di film a tema. E mi ha fatto ricordare di quella notte che sono stata da sola fino alle luci dell’alba per vedere Matinee, l’Invasione degli ultracorpi [quello del 1956] e Assalto alla terra. Altri tempi.
Broken Flower è di un romanticismo struggente. Con un Bill Murray che compie il suo viaggio on-the-road alla ricerca della madre di un figlio che non ha mai conosciuto, ma anche e soprattutto di se stesso. Mi ha suggerito due cose questa pellicola diretta da Jim Jarmusch: non si deve mai guardare al passato, e quando vai a cercare il tuo passato non sempre lui ha voglia di rivedere te. Aggiungete che amo il regista per avermi regalato una pellicola come Dead Man, e capirete che i silenzi di Broken Flowers, gli sguardi, gli atteggiamenti solo accennati, sono un modo per raccontarci la vita così com’è per davvero.
Lars e una ragazza tutta sua è invece un film che definirei grottesco. La follia di Lars, che schiva le persone e si innamora di una bambola, coinvolge tutta la comunità, al punto da riuscire a guarirlo. Raccontato in maniera tenera, banale a volte in qualche dialogo, fa riflettere sulla difficoltà di istaurare un dialogo con il prossimo.
C.R.A.Z.Y. è un altro di quei film in cui si racconta della ricerca di stessi, questa volta della propria sessualità. Racconta la storia di Zachary, quarto di 5 figli figli maschi, con una madre religiosa e un padre ossessionato dalla virilità, e la difficoltà di essere se stesso e di farsi accettare per quello che è. Da vedere anche solo per la colonna sonora, con i migliori Pink Floyd, Jefferson Airplanes, Rolling Stones e David Bowie.
E infine un film recente, 500 giorni insieme, che assolutamente non volevo vedere, certa che era la solita robetta melensa, che inizia a tinte rosa, si complica nel mezzo, per poi piangere sulla riconciliazione finale. E alla fine è una storia romantica, ma raccontata in un modo assolutamente originale, che strizza l’occhio ai film in bianco e nero di inizio novecento, al musical, alla commedia brillante americana. L’inizio è folgorante, compare un cartello con la scritta “any resemblance to people living or dead is purely accidental…especially you, Jenny Beckman…bitch”, e ogni scena è aperta da un cartolina che riporta il numero del giorno che sta per raccontare, mescolandoli in una sequenza temporale non lineare. La scena che ho adorato è quella in cui Tom e Sole si sono lasciati, e lei lo invita ad una festa a casa sua, e appena lui suona il campanello, lo schermo si divide in due e si vede quello che accade realmente, con a fianco quello che Tom immaginava sarebbe accaduto. A me capita sempre di fantasticare sugli avvenimenti, e scrivere la sceneggiatura di momenti che non si avverano mai, e mi sono rivista nel Tom che va via sbattendo la porta, deluso dalla realtà.
Chi lo dice che rimanere a casa sia tempo perso?
p.s. son tornata, poi vi racconto che fine ho fatto.