Nei video del corriere della sera trovate un Aldo Grasso che in 3 minuti, critica e stronca la serie tv che sta andando in onda su sky1 Spartacus – sabbia e sangue, dando l’impressione, a chi l’ha vista dalla prima puntata come me, di uno che a stento ha guardato il trailer.
Aldo Grasso sbaglia la location, parla di Roma, ma la serie è ambientata a Capua.
Parla di astoricità, mentre la prima puntata l’ho guardata cercando su wikipedia i personaggi protagonisti della serie. E vi assicuro che i principali sono realmente esistiti.
Spartacus non è certo un documentario, è un prodotto di intrattenimento, i vuoti della storia sono riempiti da pezzi di fiction. Comprendo che non possa piacere la spettacolarizzazione in stile ammmerigano della nostra storia, ma parliamo di un popolo che è riuscito a mitizzare il loro ‘800, costruendosi una storia falsa, e restituendoci un’idea piuttosto romantica e da vera epopea di un periodo in cui hanno massacrato intere popolazioni e colonizzato un intero continente. Applicano il loro metodo.
Parla di una fiction sui “palestrati, perfetti, oliati e profumati” mentre proprio nella scena scelta per aprire il suo intervento si vedono due matrone eccitate dell’odore che sale dall’arena in cui i gladiatori si allenano, odore di sudore e testosterone, quello per intenderci che ogni mamma sente quando apre la borsa da palestra del proprio figlio. E se i corpi sono perfetti e palestrati diamo la colpa, semmai, all’iconografia delle migliaia di splendide statue greche, poi copiate dai romani, di giovani atleti, vanto dell’epoca. Come “il discobolo” solo per citare il più famoso.
Ingeneroso il suo giudizio sui “peplum”, Ben hur non è esattamente un filmetto, come tutti i filoni di successo lo sfruttamento del genere ha abbassato la qualità, e in italia non è stata fatta eccezione, ma per i film in costume anche negli anni ’50 si sono spesi soldi e si è consacrato il genere.
Vorrei poi sapere dove ha visto che il sottotitolo della serie “blood and sand” è stato tradotto “sesso e sangue”, che all’inizio non ho fatto altro che chiedermi del perché dell’accostamento del sangue alla sabbia, prospettando scenari marini. Solo quando è inziata la serie mi è stato chiaro che sarebbe stato più corretto tradurre “sand” con “terra”, ma arena, lo spazio centrale dell’anfiteatro nel quale si svolgevano gli spettacoli dei gladiatori, viene dal latino harena, “sabbia” perché questo spazio era ricoperto di sabbia bianca, proveniente dal deserto del sahara, per assorbire meglio il sangue degli animali o degli uomini feriti durante i combattimenti.
Comprendo che l’ostentanzione del corpo maschile non incontri i gusti del critico, ma avrebbe dovuto documentarsi un po’ meglio prima di demolire una serie che non ha nessuna pretesa di completezza o verità storica, ma che ha il pregio di tentare di raccontare una storia ambientata in un periodo storico in cui noi europei eravamo i dominatori del mondo (conosciuto).