Non riesco a dire – hai torto –
Non riesco ad affermare senza ombra di dubbio – stai sbagliando –
Pago lo scotto di una educazione che mi ha relegato nello scomodo posto di quella che ascolta.
Ascolto tutti, ascolto sempre, esprimo giudizio solo se richiesto.
Sono la figlia di mezzo, l’ago scomodo dell’equilibrio familiare, quella che raccoglie i cocci dell’irruenza della prima, quella che nasconde le marachelle dell’ultimo.
Anche nella vita sono sempre arrivata seconda: a nove anni vice-capo-sestiglia, a quattordici anni vice-capo- squadriglia. Le cose che mi sono sentita dire più spesso è che sono brava, intelligente, che sono una che capisce, comprende, sensibile, adorabile. In particolare ho sviluppato un odio verso la parola intelligente: ma cosa significa, se poi le amiche non ti chiamano per andare a mangiare un gelato insieme?
Sempre seconda nella vita, anche quando si è trattato di scegliere fra me e un’altra quella volta che mi ero innamorata. Innamorata davvero: con gli occhi che per la prima volta vedevano tutto rosa, e la mia intelligenza che lasciava spazio alle emozioni.
Medaglia d’argento al lavoro, quando l’ultima arrivata vinse promozione e ufficio. A me i ringraziamenti per averle insegnato tutto quello che sapevo.
Sono sempre stata la figlia di mezzo, l’eterna seconda, quella che è come se non esistesse. Così brava a non dare fastidio tanto da risultare, all’occorrenza, trasparente.
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