Cara collega che mi intercetti nel corridoio mentre passo davanti alla porta del tuo ufficetto, che mi abbordi con una formuletta che riuscirebbe a fermare anche un branco di bisonti in fuga – ma sei dimagrita? – è inutile che tenti la carta della simpatia, rimani una vecchia pettegola acidina.
Se tu e le tue amichette con cui condividi la giornata lavorativa vivete ancora nell’illusione del principe azzurro (bello, ricco e sconvolgente), ma poi vivete nella mediocrità di mariti che criticate, o nella singletudine molesta di chi crede di avere troppe qualità per potersi svendere, o ancora peggio: nella convinzione che esistano al mondo solo uomini “bastardi”, come la canzone che in questo periodo ti piace tanto ascoltare, non sghignazzare quando percepisci che invece io credo di aver trovato l’uomo della mia vita, e che mi aspetta a casa, e da cui non mi separerei mai.
Se poi mi aggiungi che, secondo te, sono una persona introversa e poco incline alla chiacchiera, ti ricordo che sono qui per lavorare con una mansione diversa dal giullare di corte, e non sarà certo facendomi il quadro astrale e l’oroscopo che saprai di me più di quello che sai già.
Cioè: niente.