Sono una di quelle che dell’altezza non se n’è mai fatta un problema. Nonostante madre natura non mi abbia donato molti centimetri su cui contare non mi sono persa d’animo. Sono consapevole di aver bisogno dello scaletto per arrivare ai ripiani più alti della cucina [che nel mio caso è già il secondo]. So che la maggior parte delle persone le guarderò negli occhi a costo di un buon torcicollo. Nonostante tutto non ho mai pensato nemmeno lontanamente di barattare la mia comodità con scarpe dal tacco vertiginoso.
C’è stata solo una parentesi, durata un paio di anni, di un lavoro a distanza comoda da casa in cui sembrava che alcune colleghe fossero uscite da una rivista patinata, a cui io mi sono felicemente adeguata.
Ora ho 40 minuti a passo veloce e due treni da non perdere per arrivare al lavoro, e nel frattempo le scarpe con il tacco sono finite in un sacchetto donato all’unione italiana ciechi. Tanto la moda cambia, e le scarpe di due anni fa oggi sarebbero solo un ridicolo e antiquato accessorio.
Poi ho visto loro, ed è stato amore a prima vista.
E so che, come tutti gli amori folgoranti, non saranno mai mie.
Motivo: non posso comprare un tacco 12 per andare al battesimo della nipotina e fare la strafiga con parenti che non mi vedono da almeno 2 anni e poi sperare di non rompermi una caviglia mentre tento l’abbordaggio del treno pendolari.
Se poi ci fosse Babbo Natale alla lettura, il mio numero è il 35.