The walking dead

The walking dead

Oltre 5 milioni a seguire il debutto in contemporanea mondiale (120 paesi) della miniserie “The Walking Dead”, telespettatori che grazie alle repliche e alla tv via cavo sono diventati 8 milioni. Meno me.

Non ho visto il telefilm e non lo vedrò. Mi è bastato il trailer. La sensazione di solitudine e di confusione in cui si ritrova lo sceriffo, quando si sveglia dal coma durato una decina di giorni e si ritrova in un mondo che non è quello che ricordava. La scena in cui torna a cavallo in città alla ricerca della sua famiglia, gli zombie che gli si fanno intorno allungando le loro braccia per afferrarlo…riapro gli occhi e lui si sta chiudendo in un carro armato…e io non faccio altro che pensare a che fine può aver fatto il cavallo. Poi ricordo che gli zombie non sbranano gli animali, ma quello è un altro film. E l’immagine della bambina in camicia da notte bianca, con la bocca sporca di sangue, con il pupazzetto nella manina da cadavere so che mi perseguiterà a lungo.

Il regista Frank Darabont, creatore e produttore esecutivo nonché regista di tanti apprezzatissimi film come quelli tratti da opere di Stephen King (Il miglio verde, The Mist e Le ali della libertà), ha raccontato che sognava di realizzare un progetto come questo fin dall’età di 14 anni, quando vide La notte dei morti viventi di Romero, uno dei classici del genere. Ed ecco che anche se la miniserie The Walking Dead è ufficialmente tratta dai fumetti di Robert Kirkman, l’influenza romeriana è garantita.

Cresciuta a “Zio Tibia Picture Show” e a libri di Stephen King e Lovercraft, non mi sono mai abituata alla visione degli zombie. Anche se le creature di Romero rappresentano una feroce critica ai consumi e alla civiltà occidentale, e non sono un vuoto mezzuccio per spaventare, non riesco nemmeno a pensare a loro senza tremare. Non riesco a vedere un film in cui i non-morti tentano di sbranare i vivi. Anche se sono lenti e basta un colpo mirato in testa per farli morire per davvero, anche solo ascoltare i suoni che emettono mentre sono ad occhi chiusi mi mette davvero i brividi. Ed è una cosa inconscia, che si insinua sotto pelle, una sensazione scomoda, come lo spiffero gelido da sotto la finestra in una buia serata d’inverno.

Ecco perché non vedrò “The Walking Dead”. E nemmeno le insistenze della piccola iena, gran fan di Romero e felice possessore di tutta la sua filmografia, potranno farmi cambiare idea.

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6 commenti su “The walking dead

  1. io l’ho veducchiato (userei questo neologismo, visto che vedevo e ronficchiavo unpo’..) ma boh? no mi ha entusiasmato…

    1. non posso esprimere giudizio: ieri sera fox lo ha dato in replica, ma per quasi tutto il tempo sono rimasta con la testa sotto la copertina. non ce la faccio a vedere gli zombie, non ce la faccio.

  2. Mi sento di consigliarti il fumetto. Un’opera eccellente, in cui gli zombie sono solo una parte collaterale della narrazione. L’autore punta a evidenziare le personalità degli individui, che mutano al presentarsi di situazioni inaspettate. Un capolavoro.

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