Marlene e il mare

Ustica

Ustica come meta delle vacanze non l’avevamo mai presa in considerazione.

Certo: se ci si mette il 5 di agosto a cercare di partire dieci giorni dopo ci si deve accontentare. E come tutte le cose accadute per caso è stata una meravigliosa scoperta.

Attenzione: se cercate un posto con la spiaggia ad un passo dall’hotel, soprattutto se cercate una spiaggia, di quelle attrezzate con lettini e ombrelloni, dove sfoggiare trucco, copricostumi paiettati, zoccoli di vernice con tacco, happy hour in spiaggia a ritmi latini, non proseguite nella lettura e preparate la valigia per Milano Marittima. Che è l’unico posto che fa per voi.

Appena si arriva quello che colpisce è la viabilità: un’unica striscia di asfalto (nemmeno tanto larga) che copre i 9 kilometri di corconferenza dell’isola. In paese fra vicoli stretti, suv assassini, due ruote scatenate e turisti con il cervello carbonizzato dal sole e dall’assoluta mancanza di ombra, muoversi è un costante attentato alla propria vita. Se non si dispone di una macchina (e io sconsiglio di portarci la propria), le soluzioni sono affittare un motorino o servirsi dei mezzi pubblici. Chiariamo il concetto di mezzo pubblico: un bus da 8 posti che nei momenti di maggiore affluenza riusciva a contenerne una trentina sudate, salate, bagnate e con borse da mare annesse.

La soluzione alloggiativa è stata la soluzione migliore. Meglio vivere in paese e organizzarsi per raggiungere il mare che affittare in pieno niente e attrezzarsi la sera per arrivare al centro abitato. La sistemazione al porto poi ci ha permesso di “respirare”, considerato il caldo e l’umidità nei vicoletti la vivibilità è ai minimi della sopravvivenza.

Prendendo come punto di riferimento il Faro come ultimo avamposto con un bar (una baracca con un mega frigo, quelli in cui un cadavere ci può stare per intero, per intenderci) ho calcolato che per circa 6 km non esiste modo di dissetarsi. E i bagni chimici (oltre al mare) sono l’unico presidio della civiltà per buona metà dell’isola.

Credo che io e la mia piccola iena siamo stati gli unici a presentarci senza pinne e maschera. Considerato che Ustica è la prima riserva marina in Italia posso assicurare che lo spettacolo subaqueo merita una visita. Per me che sono fifona un bel po’ è bastato immergermi nei punti dove l’acqua era bassa e calda per poter constatare che c’erano pesci di ogni forma e dimensione, ho visto i gamberi quando sono piccoli e stronzi (punzecchivano a tutto andare) e ho anche sfamato colonie di granchi.

Fra le cose buone da mangiare oltre all’immancabile granita siciliana (gusto di questa estate: ai gelsi), ho anche provato gli arancini “bianchi”, ripieni solo di mozzarella e prosciutto. In vacanza ho dimenticato dieta e bilancia, e al ritorno ho scoperto di essere più in forma di quando sono partita. Poi ho materializzato le migliaia di gradini saliti e scesi per l’intera vacanza. Ce n’erano per andare in paese, ma anche per scendere nelle calette. E al mio lato B hanno fatto solo del gran bene.

Fortunatamente i turisti erano pochi, la maggior parte educati, le calette silenziose, il mare pulito. Imbecilli pochi, qualche sborone sul motoscafo, qualche bambino viziato e mal-educato, ma nel complesso anche dal punto di vista sociologico la vacanza è stata positiva.

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3 commenti su “Marlene e il mare

  1. bello! bentornata allora.. penso la solitudine ed il mare però ti mancheranno nel caos!
    a presto…

  2. #fabio puoi giurarci che tutta quella pace e quella tranquillità mi mancheranno…sono stata meravigliosamente bene. e quell’atmosfera un po’ selvaggia, quel tornare un po’ a come si era “una volta” mi ha fatto solo bene.

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