C’era una volta la Marlene che tutti i sabato mattina puntava la sveglia per andare al mercato perché con la scusa di prendere frutta e verdura bio tornava a casa sempre con qualche trofeo: un paio di scarpe, una maglietta. Una qualsiasi cosa. E la motivazione era sempre la stessa: era carina, costava poco.
Come se non bastasse quando usciva con le sue amiche il sabato pomeriggio, fra una chiacchiera e un caffè, c’era sempre una vetrina che attirava la sua attenzione. Un paio di scarpe, un vestitino. Qualsiasi cosa. Per andare al lavoro, che le cose del mercato sono troppo di bassa qualità per l’ufficio: devo fare la figura della pezzente?
Il periodo saldi una via crucis infinita: tutti i negozi visitati e saccheggiati senza pietà. In ogn’uno poteva essere nascosta l’occasione imperdibile, il pezzo unico a prezzi stracciatissimi. Vere e proprie campagne in cui batteva a tappeto ogni negozio di modena e dintorni, ogni mercato in cui le capitava di imbattersi.
Salvo poi soffrire di gravi sensi di colpa per maglie mai messe, gonne buttate via con ancora il cartellino ed estratti conto che rasentavano lo zero (e non si tuffavano in un buco nero e profondo solo per un minimo di decenza).
Poi tre anni fa la svolta. La piccola iena, poco propensa come tutti gli uomini alla campagna saldi, lancia una proposta: se la smettevo di comprare sempre, in ogni dove, ogni cosa minimamente interessante ai miei occhi, due volte all’anno (in concomitanza dei saldi) mi avrebbe accompagnato in un outlet a mia scelta senza recriminare, ben disposto e con un fondo cassa a mia scelta.
Adesso fa la fila con me ai camerini senza sbuffare, mi aiuta a pescare le cose dai cestoni incasinati, mi tiene le borse che si accumulano durante il cammino come un personal shopper provetto per permettermi di avere le mani libere.
Un piccolo compromesso ha migliorato la nostra vita in comune. E anche il mio conto corrente ringrazia.
piccole iene crescono….ma chi dei due addomestica chi?
#juliet diciamo che va a momenti…