Negli ultimi tre anni non sono mai mancata a nessuna consultazione elettorale o refendaria. Ho sempre svolto il mio dovere di cittadina insignita per un paio di giorni di carica ufficiale e ho sorvegliato che tutto procedesse nel miglior modo possibile che:
- i conti delle schede tornassero
- i voti fossero dati secondo la “volontà dell’elettore”
- il clima fosse rilassato e tranquillo
- la carta gommata che offre in dotazione lo stato fosse esattamente a metà fra il lembo della busta da chiudere e il corpo della busta, e che anche il timbro a secco fosse messo in maniacale simmetria, con tutte le firme a sigillare il prezioso contenuto.
Questo quando ho fatto la scrutatrice.
Quest’anno mi è toccato l’ingrato il fantastico compito di rappresentare una lista (di cui non farò il nome per non offendere nessuno).
Mi sono toccati: sguardi malevoli e interrogativi (che ca**o vuole questa), disinteresse che rasentava la maleducazione da parte dell’intero seggio (tranne del presidente), ogni parola ignorata e/o contestata.
E allora lo ammetto: allo scrutinio finale delle comunali, dopo tre ore cercando di:
- far quadrare il numero delle schede, che detto fra noi, coincidevano con il numero degli elettori e con il numero dei voti ai singoli sindaci e alle liste;
- con il numero dei voti disgiunti: che venga l’orticaria a chi ha inventato il metodo e la colite fulminante a chi lo ha messo in pratica;
- dopo che un altro rappresentante di lista aveva disegnato sulla lavagna uno schemino col gessetto, e per un solo voto che ballava fra due liste sembrava che volesse da noi la confutazione della teoria della relatività;
- ho ceduto.
Appena ha pronunciato le parole – e adesso ricontiamo le schede- con la faccia dall’espressione ottusa, ma con negli occhi lo sguardo presuntuoso di chi vuole mettere in difficoltà il prossimo (il voto in questione non era della sua lista), ho salutato senza rimpianti.
Affamata, assetata, senza monetine per il distributore automatico le scelte erano poche. Potevo fare una colletta sfruttando la trasparenza della mia camicetta o correre alla sede del partito e rifocillarmi con il buffet dell’attesa. Peccato che la crostata al cioccolato fosse già finita però ne è valsa la pena: dopo è arrivato lo spumante.
E’ anche da post come questi che ricavo la convinzione che i miei propositi di attuare La Rivoluzione siano ormai un tantinello anacronistici.Almeno finchè c’è chi si vende il Socialismo per una bottiglia di spumante.Hasta la victoria.Siempre? 🙂
#jaenada mi sfugge il riferimento del tuo commento. sarà che è tardi …
Sfugge anche a me e non è perchè è tardi…
Riguardo al resto, anch’io è da una vita che faccio il rappresentante di lista…
di solito quando arrivo allo spoglio,
presidente, segretario e scrutatori mi adorano…
così è tutto più facile.
😉
Cara Marlene,il mio voleva essere un commento ironico ma è stato evidentemente male esposto.Confido di riscattarmi in futuro. 🙂
Sono anni che non partecipo più con “cariche ufficiali” alle tornate elettorali.
Troppe ore da dedicare ma a parte questo ci sono degli aspetti piacevoli e non m iriferisco sol oa crostata e champagne 🙂
#bk confessa…portavi le pastarelle?
#jaenada spiegati pure…siamo tutt’orecchi 😉
#mingussamba e quali altri aspetti piacevoli hai notato? io a parte la valanga di chiacchiere e lo spumante non non ho visti…la prossima volta ci penserò meglio prima di andare
Confido di rifarmi in futuro con diverse ironie.Spiegare le battute poco riuscite fa molta tristezza.Guardiamo avanti 😉