Un giorno perfetto (2008)

un giorno perfetto

È da venerdì che questo post è qui. lo avevo scritto in fretta, buttando giù le emozioni e le sensazioni appena arrivata al lavoro venerdì mattina. Scritto su di un paio di foglietti di carta da riciclo che in fretta avevo anche infilato sotto la calcolatrice per non farli vedere alla collega. I foglietti sono rimasti lì. E nel fine settimana non ho fatto altro che dormire. Eccoli. Sempre in perfetto ritardo rispetto a questo mondo che corre via senza di me.

Ferzan Ozpetek è rimasto strettamente legato alle tematiche della complessità dei rapporti sociali contemporanei confezionando però un film molto lontano dal suo modo di raccontare. Non è esattamente una storia.
Sembra piuttosto una storia raccontata con la freddezza del documentario. Come a dire: guarda cosa succede se la mente si inoltra in abissi sconosciuti e pericolosi. Non spiega, non giustifica, non giudica. Racconta, lasciando spesso al non visto e al non esplicitato il compito di accompagnarci all’epilogo della storia.

Racconta l’ineluttabilità degli eventi. Racconta gli intrecci del destino, quelli che noi non riusciamo a controllare, quelli che non riusciamo neanche ad immaginare, quello stesso destino a cui nell’antica grecia neanche gli dei potevano sottrarsi.

La scena più commovente è stata quella in cui lei compra un gelato: crema e cioccolato. Noi abbiamo visto quel tanto che basta per intuire la tragedia, ma lei in quel momento, con quel gesto, si riappropria della sua vita. Sappiamo che mangia poco dalle parole del figlio, prende pillole dimagranti, ma dopo tante privazioni e sofferenze, in quel gesto riscatta tutto. Anche se è solo un attimo.

Il finale, come quello de Le fate ignoranti. Lo avete visto, vero? e rivisto e segnato il dvd a furia di rivederlo. Se così non fosse ditelo che vi spiego cosa intendo: lei si ferma, guarda in macchina e dal suo sguardo capiamo che sa già tutto. Ha già sentito tutto prima di quell’ultimo squillo di cellulare che in dissolvenza ci lascia sulla poltrona impietriti e con una scomoda sensazione di pesantezza.

Con buona pace di Tarantino, che ha detto che Italia si fanno solo film deprimenti, questo film, a mio avviso, è riuscito a raccontare una storia la cui trama si può ritrovare in qualsiasi pagina di cronaca locale, in maniera assolutamente forte, poetica e delicata nello stesso tempo.
Forse non siamo capaci di fare del film d’evasione trasfigurando il nostro malessere, ma almeno non distruggiamo intere città per riportare un certo equilibrio.

Lo consiglio a chi ama, per davvero, perchè può scoprire che l’amore nella sua forma più potente può essere distruttivo.

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7 commenti su “Un giorno perfetto (2008)

  1. Un film che mette sgomento. Antonio porta i figli a prendere la pizza e poi li uccide. Emma sente per l’ultima volta la figlia al telefono e si lascia convincere a farla rimanere per una notte a casa del padre. E si lascia convincere a non far niente per evitare la tragedia che certmente immagina. E’ la tragica età di un uomo messo di fronte a sentimenti inaspettati, non preventivati, che, passati attraverso il prisma della sua mente, generano guasti e violenze. L’anima è in tempesta. E’ da solo in un porto delle nebbie. Per Antonio l’omicidio dei figli è giusta punizione per Emma, per averlo lasciato. Il suo suicidio è il tuffo di un cane nell’oceano da una nave in fiamme. Ma lascia viva Emma alla sua nuova esistenza fatta di sabati liberi e nuove cose. Senza i figli.
    Un film che mette sgomento quello di Antonio e Emma. Che mette paura. Ma nemmeno tanto.

  2. sono rimasta gelata seduta nella mia comoda poltrona. la famiglia non come luogo sicuro ma come posto da cui difendersi. credo faccia paura. e anche tanto.

Sono curiosa di sapere cosa ne pensi

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