In realtà non so se voglio parlare del film o della canzone.
So solo che il ritornello di Society mi tormenta da giorni, e ogni volta che la ascolto mi commuovo. Sarà semplicemente la musica o il suo testo con quel messaggio così preciso, che ognuno di noi dovrebbe ripetersi tutte le mattine, prima di tuffarsi nel cieco e stupido gioco dell’umanità
pensi di dover volere
più di quello di cui hai bisogno
finché non hai tutto non sarai libero
E poi c’è questo film, questa storia vera, raccontata senza scivolare nell’ovvio e nel banale. Una storia straordinaria, di quando la vita supera la fantasia, raccontata senza far apparire il protagonista una specie di sognatore, ma solo un uomo che voleva dimostrare prima di tutto a se stesso, di poter tornare a vivere in simbiosi con la natura, attento ai bisogni primari, senza falsi obiettivi e falsi ideali, tornare a far parte del mondo animale e come animal-umano vivere.
Chi di noi sarebbe capace di abbandonare tutte le sue sicurezze, le sue certezze per provare un nuovo stile di vita? Non dico di abbandonare la civiltà emuli del protagonista, ma anche solo reinventarsi la vita nelle piccole cose per rendere questo posto un posto migliore: rispettare la fila la cassa, non affiancare la prima macchina al semaforo per scattare insieme al verde, riuscire a dare una seconda possibilità a chi ha sbagliato.
Ecco, adesso l’idealista la sto facendo io.
E prima di cascarci io nell’ovvio e nel banale, vi lascio la canzone che mi tormenta.
Che possa tormentare anche voi.
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Come diceva Freud:”L’umanità ha sempre rinunciato a un pò di felicità per un pò di sicurezza”.Avere la forza di sparigliare la nostra vita quando riteniamo che abbia preso una strada che non ci soddisfa o che non ci soddisfa più è una scelta difficile e spesso poco frequentata.Il “sano realismo” è un istintivo processo di difesa ma anche un ostacolo alla piena realizzazione di se.Credo che quella gabbia costituita dai meccanismi del mondo che ci circonda,dal senso comune e dai pregiudizi che inavitabilmente incameriamo ci condizioni molto più di quello che riusciamo a percepire e ad ammettere con noi stessi.Quello che Miller chiamava il “processo meccanico”,di cui noi siamo gli ingranaggi inconsapevoli e da cui deduceva che:”la cultura del lavoro è la dottrina dell’inerzia”.Ecco,forse l’inerzia è il nostro problema più grande,la zavorra più ingombrante che frena il nostro libero cammino di felicità e conoscenza.
non mi riferivo solo a questo aspetto. a volte mi ritrovo con persone che sono schiave del loro potere di acquisto, o schiave del loro potere e basta, e mi rendo conto che mi facco contagiare, invece di considerare l’ipotesi di essere libera da schemi, mi rammarico di non poter essere come loro. poi torno a casa, rifletto, e scrivo, per poter ricordare chi sono, prima di tutto a me stessa.
allora ti cito i vecchi Rolling stones:
You can’t always get what you want
But if you try sometimes you might find, You get what you need
sempre valido no?
Ciao Marlene, a proposito di idealismi, io sono un convinto idealista, cito un pensiero di un mio Maestro:
“La fiducia che le idee finiscono per prevalere sugli interessi costituiti non può essere abbandonata da chi ne abbia fatto il fondamento della propria visione della vita” (Federico Caffè)
Dreyfus
fabio, gli stones parlano però di possibilità, di prendere in mano la propria vita e di farne il meglio che possiamo. sono già un passo avanti, sono già alla scelta. sono già al rendersi conto che se solo vogliamo possiamo ottenere tutto ciò che ci pare. in questo testo qui invece si parla dei condizionamenti esterni, che ci fanno credere di avere bisogno di cose di cui in realtà possiamo fare a meno. che ci fanno correre verso la ricerca di chissà che cosa. la macchina nuova ogni tre anni. il cellulare di ultima generazione (anche se lo usiamo solo per telefonare) la vacanza in sardegna possibilmente al bilioner ecc ecc ecc. questi non sono miei obiettivi, ma scopro persone sempre più orientate verso questo stile di vita.
E cosa è l’inerzia se non farsi contagiare dagli schemi e lasciarsi sopraffare dagli istinti di emulazione perdendo di vista la possibilità di incidere sulle nostre scelte e i nostri comportamenti attraverso la propria originalità e unicità?
P.S. Mi ha telefonato Briatore per dirmi che poichè il nome del locale è “Billionaire” e non “bilioner” sarai interdetta dall’ingresso del locale per i prossimi 10 anni con grave nocumento per lo sviluppo “uniformato” della tua personalità.Per ovviare all’interdizione dovrai frequentare un corso di recupero con il “cumenda” del Grande Fratello,Tonino Apicella e il ministro Carfagna.In bocca al lupo.
allora cosa dire? a volte mi lascio vivere lasciandomi trascinare dall’inerzia. meno male che poi torno qui e torno in me.
p.s. la punizione mi sembra la peggiore dopo i vari gironi dell’inferno dantesco, ma anche molto cool ^__^ meno male che non mi si è prospettata la visione di Lucignolo stile Arancia Meccanica.
grande Eddie Vedder, e grande Sean Penn.
Bella la canzone.
Il film ce l’ho ma ancora lo devo vedere.
Per il resto, a volte ti rendi conto che basta sorridere alla gente per rendere la giornata migliore… per te e per loro.
Bk
Ps: ho fatto il cattivo per non essere nella blog roll?
aggiornare la blog roll è un brutto lavoro…ma qualcuno lo deve pur fare (a volte)
ciao marlene,anche a me è piaciuto “into the wild”…è un film che fà riflettere molto su quello che si possiede e su quanto vogliamo essere liberi!
Comunque visto che anche tu sei appassionata di cinema vieni a visitare il mio blog…ti lascio l’indirizzo
http://www.cinemafolle.blogspot.com
ciao ciao
ciao emilià. un salto da te lo faccio volentieri.