Il ritorno a casa dal seggio è un momento vuoto e snervante. Troppo tardi per cenare, troppo presto per dormire, in televisione l’incubo di cambiare canale e sentir parlare solo di seggi ed elezioni. Ci potrebbe stare una visione notturna in qualche cinema d’essai, ma domani mattina il seggio apre alle 7 e quindi bisogna arrivare almeno un quarto d’ora prima. Mi dico che è per la patria, ma poi penso alla borsa e alle scarpe che comprerò con il compenso e ai due giorni a casa che mi toccano da lavoro, e invece di pensare annoto pensieri.
Due anni fa le persone che formavano il seggio a cui ero stata assegnata erano simpatiche e giovanili.
A questo giro abbiamo:
- Il presidente di seggio che ha portato come suo segretario la moglie. In teoria dovrebbe decidere e coordinare, in pratica non va neanche a pisciare senza il consenso della moglie.
- Gli allegri scrutatori: un uomo in pensione che “quando c’era lui però….i treni arrivavano in orario”, un’altro senza infamia e senza gloria e l’ultima, il fenomeno da baraccone, la donna col pizzetto. Mi domando nell’anno di grazie 2008 come è possibile che una donna non conosca le gioie e i dolori di un centro estetico, ma vi assicuro che oltre al baffo ha una discreta peluria sotto il mento neanche schiarita con l’acqua ossigenata.
Per fare due chiacchiere senza impegno, ovvero ogni due frasi tre sono stronzate, ho dovuto aspettare la tarda serata e una piccola evasione in corridoio dove ho incontrato un altro scrutatore ormai logorato dalla lunga giornata elettorale.
Fra i votanti sono da segnalare:
- Una sola persona che ha seguito il consiglio di Grillo, si è presentato manifestando la volontà di non votare. Ma lo ha chiesto senza neanche ricevere le schede e quindi non passerà alla storia, perché non è stato messo a verbale.
- La signora permalosa che avendo dovuto aspettare che si liberasse una delle quattro cabine, al mio cenno di via libera ha urlato che lei entrava quando le pareva e non quando lo decidevano gli altri.
- La persona anziana (e un po’ svanita) fermata appena in tempo mentre cercava di aprire le schede davanti al presidente di seggio per sapere se aveva votato correttamente o meno.
Oltre al cellulare molti hanno lasciato in custodia borse, borselli e passeggini, compresi di bimbo a bordo.
La nota inquietante: famiglia al seggio. Mamma, papà e figlioletta. Entrambi depositano il cellulare con fotocamera nel cestino. La bimba entra con la mamma ed esclama: – la foto voglio farla io – Momento di panico. La bambina aveva scambiato la cabina elettorale per uno studio di posa. Allarme rientrato.
Siamo anche riusciti ad avere un telefono orfano. Confidiamo che domani il legittimo proprietario si accorga dell’abbandono.
Quando c’era lui ci deportavano in orario….
Quando c’era Silvio ci tassavano di nascosto…distratti dalle donnine….
Quando c’era Prodi ci tassava con orgoglio..
Quando c’era….