L’immagine di Narciso è il luogo privilegiato in cui l’essenza universale arriva a riprendere coscienza: Narciso contempla nella sua fontana un altro Narciso che è più Narciso di lui, e quest’altro Narciso è un abisso. La sua fascinazione è di ordine intellettuale, non erotico, e a conti fatti egli non vi soccombe mai. Non vive il suo abisso, lo parla, e trionfa in spirito di tutti i suoi naufragi. (Gerard Genette, Figure)
Dexter è la storia di un serial killer che nella vita di tutti i giorni lavora come perito ematologo per il dipartimento di Polizia di Miami. Di giorno cerca di incastrare i cattivi attraverso la scienza, di notte diventa un giustiziere che i cattivi li ammazza, soddisfacendo così la sua pulsione interiore.
L’archetipo di ogni “doppio” è sicuramente il romanzo Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mister Hyde, quello che più di ogni altro ci ricorda che dentro di noi è rinchiuso “qualcun’altro”. Nel romanzo la parte viva, nascosta ma vitale di Jekyll prende il sopravvento grazie ad un artificio, una pozione. In Dexter nessuna pozione, nessun artifizio lascia uscire il mostro allo scoperto, lui è lì, e ci guarda.
“Il doppio (…) è forse il solo grande mito umano universale., Mito sperimentale: la sua presenza, la sua esistenza è fuor di dubbio. Esso è visto nel riflesso, nell’ombra, sentito e indovinato nel vento e nella natura, visto ancora nei sogni. Ciascuno vive accompagnato dal suo doppio. Non già semplice copia conforme, e più ancora che alter ego: ego alter, un altro se stesso.” E. Morin
La storia, lunga 12 episodi, ci mostra un uomo alla ricerca della sua vera identità. Sa di essere un mostro per la società, e piano piano, puntata dopo puntata, scopriamo insieme a Dexter da dove arriva la pulsione ad uccidere. Attraverso la soluzione del caso del “killer del camion frigo” Dexter viene a conoscenza dell’esistenza di un fratello, ricorda di essere stato testimone del massacro di sua madre insieme ad altre 3 persone ad opera di sconosciuti che li hanno fatti a pezzi con una motosega, e ricorda di essere stato lasciato per 3 giorni nel sangue, fino all’arrivo della polizia, insieme al suo fratello maggiore. Ma mentre Dexter viene preso in affidamento, e infine adottato, dal poliziotto che per primo lo ha portato in salvo, il quale scoperta la sua vena omicida gli insegna un “codice” di comportamento, al fratello maggiore tocca una sorte più ingrata. Troppo grande per suscitare compassione o tenerezza, malato della stessa malattia del fratello minore, gira vari istituti psichiatrici, fino alla maggiore età. Una volta rilasciato non esita a compiere efferati omicidi con un unico modus operandi.
Ho guardato ogni singola puntata di Dexter non per l’esibizione del sangue e della violenza. L’ho guardata perché mi ha colpito il punto di vista diverso su cose che a noi appaiono scontate. Il serial killer come pretesto per raccontarci di come crediamo che le cose siano quelle che sembrano, e di come, forse, lo speriamo soltanto. La normalità come rifugio per la mediocrità.
Ho letto da qualche parte molto tempo fa che la normalità è un concetto sociologico: la mostruosità ci affascina, la amiamo e ne abbiamo bisogno per riaffermare l’ordine che, in quanto uomini, desideriamo intensamente. Dexter è ignaro dell’esistenza del fratello, e una volta scoperta la sua esistenza non esiterà ad ucciderlo, cancellando l’unica persona che sa chi è in realtà. Con quel gesto Dexter sceglierà la strada del conformismo, delle apparenze. Eliminando il fratello serial killer è come se eliminasse quella parte di sé che solo negli ultimi episodi ha imparato a comprendere. Da pulsione a motivazione.
Menzione a parte merita l’attore principale: Michael C. Hall.
Tanto bruttino e insipido in Six Feet Under, tanto agghiacciante e accattivante nello stesso tempo in questa storia.
Dexter è grandioso .Vedo che non sono il solo a cui è piaciuto
Sai qualcosa della seconda serie ….