Parlare con persone sconosciute mi capita un po’ ovunque.
In fila a comprare il pane oppure dal fruttivendolo, sotto la pensilina in attesa dell’autobus, in stazione in attesa del treno. L’ho fatto anche in aeroporto, scegliendo con cura la persona a cui sedermi accanto, in attesa del volo in ritardo. Durante il viaggio inizio a parlare soprattutto se capisco che chi mi sta accanto può raccontarmi qualcosa di interessante.
Non è una cosa che però mi capita spesso.
Ci sono delle volte che sono scontrosa ed è difficile anche solo guardarmi in faccia.
Stasera invece era una di quelle volte in cui volevo chiacchierare. E ho coinvolto il mio compagno di viaggio, il mio vicino di poltrona.
Con le persone sconosciute riesco a dire cose che normalmente non direi. Non temo il loro giudizio. Con una persona sconosciuta posso essere quello che voglio. E normalmente propendo sempre per essere me. Se capisco di non piacere, so che alla fine del viaggio ognuno prenderà la propria valigia e non sarà necessario rivedersi.
E poi mi piace sentire cosa hanno da raccontare. Mi piace ascoltare storie. Anche se sono inventate.
Perché non sono lì per giudicare.
Parlare con uno sconosciuto

birbantella….
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Dev’essere bello sentirsi così liberi…
Mi piacerebbe poter essere così senza pensieri.
Fermarmi in un punto che mi piace e parlare per ore con una persona da non rivedere mai più…
Tristyn
Tristyn ci vuole allenamento e molta empatia: sai che disastro parlare per ore con uno che non vuole ascoltare?
forse…o forse a volte una persona che non ti conosce ha molta voglia in più di sentirti,ed è capace di ascoltarti.
e poi sparisce e sparici tu…
può essere noia, solitudine, logorroica…chiamatela come volete: però è bello ascoltare ed essere ascoltati. è bello conoscere storie e raccontarne. mi piace sapere che un pezzettino di quella persona sconosciuta mi ha reso per un attimo più ricca, e magari un pezzettino di me viaggerà per sempre con lei.