A distanza di circa un mese ecco la seconda puntata.
Ero rimasta alla mia vana illusione di poter trovare lavoro attraverso internet.
E sempre attraverso la rete ho dato sfogo ad un altra mia fissazione: lavorare nella pubblica amministrazione.
In realtà è più una fissazione travasata attraverso DNA dai miei genitori, in primis la mamma.
Una delle sue frasi preferite è:
– Marlene, il pane del governo è duro, però …
[pausa piena di enfasi, con dito indice alzato verso un punto infinito assolutamente imprecisato verso l’alto]
… però è sicuro.
Non le ho mai dato retta.
L’idea di intrupparmi in selezioni fatte di test e quiz, dove quello che conta non è quello che sai mescolato ad un buon mix di quello che sei, ma conta solo chi ti ha raccomandato, non mi andava.
Ma alla disperazione, ho tentato la carta dei concorsi pubblici.
Anche per la voce “concorsi” ho creato una categoria nei miei segnalibri. E oltre alla immancabile gazzetta, ho scovato tutti gli enti a me comodi e vicini dove mi sarebbe piaciuto lavorare: università [antica passione] e l’ente per il diritto allo studio, la ASL [praticamente dietro casa], la regione, la provincia, ma soprattutto ho selezionato le home page di tutti i comuni limitrofi dove avrei potuto svolgere la mia professione di impiegata statale, con somma gioia di mamma e papà.
Perché dovete sapere che tutti gli enti pubblici sono obbligati a pubblicare i loro bandi di concorso sui loro siti, che noi abbiamo contribuito a realizzare attraverso le nostre tasse.
Ogni settimana non mi restava che entrare nella mia categoria concorsi e controllare se avevano pubblicato qualche concorso, e se era adatto al mio titolo di studio.
La noia dei concorsi è che devi presentare domanda entro un certo limite, compilare dei moduli assurdi, e spesso attraverso la sola compilazione dei moduli danno dei punteggi e ti inseriscono in graduatoria.
Poi bisogna presentarsi un dato giorno ad una tale ora in un posto dove se va bene si è almeno un centinaio di persone per un solo posto di lavoro. A volte il giorno dello scritto è già prestabilito nel bando di concorso, a volte arriva il telegramma di convocazione, a volte bisogna informarsi da soli. E spesso si pagano tasse concorsuali di accesso. Soldini a fondo perduto.
Nel periodo in cui ho tentato di entrare nella P.A. ho scoperto l’esercito dei concorsisti.
Per mesi ho incontrato le stesse facce, e mi sono detta che la perseveranza sicuramente col tempo viene premiata. L’identikit del concorsista base: età fra i 25 e 105 anni, laurea, meridionale, disoccupato o precario in qualche altro ente gestito dal nostro stato.
Di tutti i concorsi che ho tentato solo in uno ho superato lo scritto.
Di questo unico concorso in cui ho avuto l’onore di sostenere l’orale sono arrivata ottava.
I partecipanti totali erano otto.