La consapevolezza che non posso piacere a tutti mi ha aperto nuove possibilità.
Sono una persona fondamentalmente permalosa.
Per questo da un po’ di tempo a questa parte ho imparato che, quando mi contraddicono, faccio trascorrere i famosi 10 secondi che servono per rispondere non la prima cosa che mi passa per la testa, ma la seconda: ponderata bugia, travestita di educazione.
Mi ripeto che lo faccio per quieto vivere.
Mi ripeto che non tutti la pensano come me e quindi li devo rispettare.
Niente discussioni, niente contraddittori.
Solo la pacata esternazione di un differente punto di vista, mai estremo, facendo attenzione a non offendere il mio interlocutore.
Ne vale la pena?
Che idea darò di me stessa?
Di una persona perfettamente equilibrata o di una vigliacca che si nasconde dietro le parole?
E gli altri? Come si comportano gli altri con me?
Nello scarso panorama delle mie relazioni umane mi è difficile stilare una classificazione.
Ma partendo dal presupposto che conosco tutti da sempre poco tempo, sento di poter affermare senza ombra di dubbio che mi dicono un terzo di quello che pensano. Perché non mi conoscono.
Perché non sanno che preferisco una amara verità detta con il giusto garbo, che una pietosa bugia raccontata con capacità di attore consumato.
Ma rifacendomi alla iconografia classica: come viene rappresentata la verità?
Nuda.
Perché la verità comunque la si racconti genera sempre imbarazzo.
Equilibrio o vigliaccheria

hai proprio ragione. certo, a me molte volte non fa piacere sapere la verità…
Certo… a volte ci dicono la verità solo per ferirci!